Category Archives: incazzatura anarchica

opg

vorrei fare una premessa prima di scrivere i miei biliosi pensieri in modo da prevenire la più banale ma incisiva delle obiezioni.
la prendo da lontano: non ho alcuna fretta.
faccio un esempio, per iniziare. leggere i giornali può essere un'esperienza snervante e lo può essere per molti motivi. spesso, accanto agli articoli dei migliori pennivendoli, aumentano la rabbia mini saggi popolari di tuttologi finti sociologi. molti ritengono che la sociologia sia una scienza di merda e, a dirla tutta, non sia neanche una disciplina scientifica. tutti viviamo nella società che i sociologi studiano, dunque tutti possiamo rialsciare dichiarazioni su questo mondo. perfettamente vero, ma una differenza c'è. quando si parla di scienza significa che è stata seguita una metodologia scientifica (sia anche quella delle discipline sociali, diversa dalle scienze esatte). e pertanto, la scienza si differenza da quella che gli antichi greci chiamavano "doxa", opinione.
tuttavia la scienza non è assoluta e non trascendente rispetto alle altre sfere dell'agire umano e chiunque può essere competente negli ambiti normalmente indagati dalla scienza. lo può essere informandosi e studiando, lo può essere quando le questioni toccano non più fatti astratti che portano a dimostrazioni astruse (il teorema della derivata esponenziale del logaritmo dell'integrale di senx), ma hanno a che fare con l'uomo, un oggetto di studio che ciascuno di noi conosce alla perfezione, appartenendo lui stesso alla specie di cui si parla.
ed allora ecco che ha senso l'intromissione delle persone nella faccenda del tav, lontana dall'essere quella decisione esclusivamente presa da chi ne ha le competenze formali. ed ecco che ha senso che persone "incompetenti" parlino di psichiatria. parlare di psichiatria non equivale a discutere di otorinolaringoiatria o urologia, è cosa ben diversa. su un manuale di psichiatria (*1 Michele Torre= direttore dell'istituto di clinica psichiatrica dell Università di Torino, Psichiatria, Utet torino 1977) è ben evidenziato come, contrariamente a quanto avviene per altre discipline mediche, dove la malattia c'è esiste, si vede e se non si vede causa sintomi alla lunga evidenti, e sopratutto agisce a livello somatico,  per la psichiatria si dice esplicitamente "che le alterazioni psichiche causino o condizionino quelle somatiche non è esplicitamente affermato da alcuno" (ibidem pag 186). E ancora " in un buon numero di sindromi psichiche […] l'anatomia patologica non ci da e forse non ci darà mai alcun responso positivo e le ipotesi locatizzatorie dei loro sintomi sono semplici congetture" (ibidem pag 193). ***
E' perciò, come anche "esperti" evidenziano, una malattia alquanto strana. Si legge (sebbene nel paragrafo successivo ciò venga contrastato in modo piuttosto debole) "Questo atteggiamento [il considerare le potenzialità di ogni individuo paritarie], che è l'espressione in campo psichiatrico di concezioni attuali, attribuisce all'ambiente fisico e sociale e soprattutto a quest'ultimo, importanza esclusiva o nettamente preponderante nella formazione della personalità". Il dottorone, pur tenendo in considerazione l'ipotesi non sembra avvalorarla. A questo proposito, facendo però la debita premessa di una distinzione tra "sofferenza mentale" (la cui esistenza è innegabile) e la "malattia mentale" (vista quest'ultima come etichetta da attaccare su un individuo marcato in modo definitivo), è utile citare un "esperimento" compiuto da un ricercatore sociale. Il sociologo Rosenham era "convinto che le categorie sociali di salute e malattia mentale poggiassero solo in misura ridotta su dati obiettivi e che, in molti casi, l'attribuzione a un individuo dello status di malato fosse perlopiù una costruzione sociale" (*2 da Mario Cardano, Tecniche di ricerca qualitativa Roma Carrocci 2003 pag 41 e ss.). Perchè la convinzione non rimanesse una congettura teorica decise di compiere un "semi-esperimento": cercò otto collaboratori (uno studente, tre psicologi, un pediatra, uno psichiatra ed una casalinga), perfettamente sani, che, distribuiti in diverse città degli Stati Uniti, chiesero di farsi ricoverare in ospedale perchè "sentivano delle voci". Questa, con la dichiarazione di una professione diversa da quella svolta, era l'unica bugia degli pseudopazienti. Raccontando la loro vita si attennero alla realtà e il comportamento tenuto fu del tutto "normale". Furono tutti e otto ricoverati con la diagnosi di "schizofrenia". Ma l'esperimento non si ferma qui: nei mesi successivi, comunicò all'equipe ospedaliera che avrebbe introdotto in incognito degli pseudopazienti, ebbene, senza immettere alcun collaboratore nell'ospedale, su 190 pazienti ammessi 45 vennero dichiarati simulatori! Sembra che la partita Rosenham/Torre si sia conclusa 1:0.
Inoltre emergono simpatiche considerazioni dai consigli pratici che il dottore da ai futuri specialisti. Nel capitolo III del volume "esame clinico psichiatrico" emergono aspetti davvero inquietanti. Tralasciando la descrizione dell'introduzione sulla semeiotica medica (la procedura con la quale giungere alla diagnosi), leggere il paragrafo dedicato all'"anamnesi personale" mi ha fatto davvero pensare.
Cosa tener conto per considerare il paziente pazzo?
a) il profitto scolastico (*3 pag 199) "[…]rapidi scadimenti del rendimento scolastico nell'adolescenza possono essere remonitori di gravi psicopatie" eh? che magari uno non abbia più voglia di studiare perchè ha capito che c'è anche dell'altro in questa vita, no, eh??
b) "Nel periodo puberale e postpuberale […] deve essere indagato se in questo periodo vi è stato un eccesso di fantasticheria, di emotività, di impulsività, di timidezza o apatia" si commenta da solo!
c) "Un'indagine sull'attività e sul comportamento è sempre utile e talora di grande importanza", "una masturbazione sfrenata senza ritegno ne' pudore può essere un sintomo di schizofrenia"
d) (AIUTO) "Un regolare adempimento del servizio militare è buon indice di sanità fisica e stabilità psichica"!!!
e) Lavoro
Scusate, ma mi sembra davvero che tutto ciò abbia ben poco a che fare con un'analisi medica! sembra decisamente più un inquadramento sociale: se non rientri negli schemi prefissati (non vai bene a scuola, non hai una sessaulità "cattolica", non fai l'assassino al servizio dello stato, non lavori con senso del sacrificio…) beh, hai buone probabilità di poter essere un malato mentale!
Ci sarebbe da dilungarsi molto di più di quanto mi permettano queste righe,  ma non voglio allontanarmi troppo dall'argomento che mi sta a cuore oggi. Sopratutto ci sarebbe da chiedersi dove voglio arrivare. Si pensa normalmente di vivere in un mondo democraticamente perfetto e massimamente attento all'individuo alle sue esigenze, necessità e diritti. Mi potete dire che, vabbeh, ci potranno anche essere diagnosi azzardate di malattie mentali inesistenti, ma che queste constatazioni sono piuttosto innocue. D'altronde è già passato qualche tempo da quando Basaglia ha deciso di far chiudere i manicomi. E allora? che c'è ancora da dire? Tralasciando questioni del tipo il Ritalin e la sindrome di iperattività che mi sembrano solo tangenzialmente toccare il tema, mi chiedo quanti conoscano il significato della sigla che riporto nel titolo. O.P.G. ospedale psichiatrico giudiziario. Dal '75 in poi sostituisce il "Manicomio Criminale" di Ottocentesca memoria. Ed esiste ancora.
Ieri, nei padiglioni dismessi e fortunatamente occupati dell'ex OPG di Collegno è stato proiettato "Socialmente Pericolosi OPG di Aversa". Un documentario, vero, mandato in onda su rai tre qualche anno fa. Vedere i  muri ora colorati, vedere sovvertita la funzione di quel luogo non può evitare che un brivido profondo e freddo scuota chiunque odi i soprusi, l'autorità e la privazione della libertà. Sono seguite le testimonianze di due persone che sono finite internate, per fortuna loro per un breve periodo, all'interno di diversi OPG.
In nome di una presunta scientificità, vengono portate avanti le peggio torture, i più tremendi soprusi. Circa il 10% degli internati negli OPG sono detenuti "comuni" delle carceri impazziti per il sistema carcerario stesso. Naturalmente a venir messo sotto accusa non è il sistema della detenzione contrario intrinsecamente all'uomo, ma è l'individuo che dovrebbe essere in grado di sopravvivere "sano di mente" alla privazione totale della propria libertà!
Una buona parte di detenuti sono poi quelli giudicati innocenti (sì, proprio prosciolti dal reato) in quanto non in grado di intendere e volere. Sei innocente ma devi pagare con un'istituzione totale peggio del carcere. E' ormai evidente che la mia logica si allontana tremendamente dalla dislogica del potere.
Chi è stato condannato con vizio parziale di mente, beh, è "logico" che venga imprigionato, peccato che tutto il periodo trascorso nell'OPG (assolutamente arbitrario e deciso in base a criteri ascientifici dai medici) non conti come pena scontata, anzi, in tale tempo la pena viene "sospesa" per poter essere riapplicata non appena giudicati "normali". Comunque, il vero pazzo è colui che, internato in un'istituzione totale, torturato, violato nella propria intimità, legato, percosso, privato di qualsiasi libertà non esce fuori di testa, non si ribella, non urla. Senza contare che durante il periodo di internamento, la somministrazione degli psicofarmaci è ampia e spesso contraria alla volontà del singolo. Volendo alterare coscientemente i nostri stati di coscienza si commette reato, non accettare che altri lo facciano sul nostro corpo è un crimine ancora peggiore. Uno dei due tipi che ha trascorso diverso tempo in un OPG ha fatto notare come non solo venga tolta la libertà, ma viene tolto anche completamente il controllo su se stessi. Come è possibile "riabilitarsi" se si viene annientati, come è possibile saper gestire la propria vita (supponiamo anche all'interni di schemi accettati socialmente) se nel periodo di cura questa viene tolta? Ho letto per caso, una volta che una vecchietta l'aveva dimenticato sul mio tavolino, il bugiardino dello Xanax. Xanax, gocce o compresse che viene ampliamente usato da buona parte della popolazione, insieme a Lexotan e Tavor. Non un vero e proprio psicofarmaco, ci mancherebbe, ma pur sempre qualcosa che ci assomiglia molto. Ebbene, leggere il suo foglietto di istruzioni mi ha lasciato davvero contraddetta, visti i numerosi effetti collaterali. E' forse un ragionamento azzardato credere che se uno psicofarmaco così "blando" e diffuso abbia tali effetti, sostanze ben più pesanti porteranno a conseguenze peggiori?!
Come è possibile "curarsi" in una situazione continua di soprusi, paura, terrore, angoscia, rabbia? Se non si è malati lo si diventa, se lo si è sicuramente non si migliora. Sempre che ci sia bisogno di guarire e occorra davvero rientrare nei binari imposti all'interno di cui non si è malati di mente.

*** scusate, ma mi viene in mente Cesare Lombroso e compagnia bella che giudicano la delinquenza come malattia mentale e pertanto riscontrabile somaticamente nelle dimensione dei crani!
eh, da dan…neanche farlo apposta leggo ora com'è nato l'opg di Aversa:
"Virgilio, celebre alienista e fedele seguace delle teorie lombrosiane, già direttore del manicomio civile di Aversa "S. Maria Maddalena" dal 1863 al 1904, aveva qui iniziato i suoi studi sul parallelismo tra malati di mente comuni ed alienati delinquenti, studi resi possibili in quanto il manicomio civile da lui diretto era l’unico manicomio in tutto il Regno che accoglieva malati di mente, autori di reato."

http://www.opgaversa.it/Home_Page/frame2.htm

 

 **** Le note sono messe alla cazzo, comunque in linea generale la bibliografia striminzita è la seguente

M. Torre Psichiatria Utet Torino 1977

M. Cardano Tecniche di ricerca qualitativa Carrocci Roma 2003

C. Sabatino Oltre ogni immaginazione  Autoproduzioni A'rraggia Napoli 2006

Socialmente Pericolosi- OPG Aversa

Dibattito sulla psichiatria Mezcal Occupato Certosa Irreale 2 marzo 2007 

 

Ulteriori informazioni possono essere reperite:

ttp://www.ecn.org/filiarmonici/opg-00.html

http://www.odioilcarcere.org/index.php?option=com_content&task=view&id=102&Itemid=2 

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Olimpiadi: Risultato soddisfacente

"Definitivo: per i giochi un deficit di 25 milioni" "Castellani: risultato soddisfacente"

Questo articoletto fregia il taglio basso della prima pagina della cronaca di torino della Busiarda. Credo si commenti da sola.

Schematicamente alcune considerazioni:

Le olimpiadi, fonti di benessere economico per Torino, Il Piemonte, La Padania e l'Italia Tutta, portano, nelle sole casse del Toroc, 25 milioni di euro di debiti (emh, come dire qualcosa come qualche centinaio di miliardi di lire????). Che un debito, deficit, conto in rosso, buco o come si preferisce chiamarlo non sia un successo è ben chiaro a qualsiasi bambino dell'asilo, probabilmente i giornalisti della stampa non vogliono nemmeno arrivare a quel livello.

Il trafiletto specifica anche che parte della somma sarà integrata dal Comune di Torino che invece di spendere i soldi dei solerti cittadini in spese "pubbliche" li regala ad una torbida fondazione privata (raddoppiando i parcheggi nei controviali -ad ex. Cso S. Maurizio o Cso Regina).

Nonostante il deficit c'è da essere soddisfatti , ci dice Castellani. Che strano…che magari lui ci abbia guadagnato qualcosa? Che i mafiosi del Toroc e compagnia ci abbiano marciato su queste olimpiadi?? che dubbio lontano da ogni logica (ma ricordiamo il postulato da cui si parte: deficit = successo)

Tali righe sono l'ennesimo esempio della merda mediatica a cui siamo sottoposti quotidianamente, in cui le Olimpiadi appaiono piene di lustrini anche nei loro aspetti più cupi e sporchi. Come l'ambiente devastato per nulla (si veda l'abbandonato impianto di bob -leggasi quintali di cemento e disboscamento- sopra Cesana o qualsiasi altra costruzione olimpica lasciata marcire), come gli impianti da demolire perchè non si hanno i soldi per mantenerli (e ditelo, almeno che è Keynes che vi spinge a fare e poi demolire solo per dire di avere autmentato un po' l'occupazione di merda), come la gestione mafiosa di una città (e andatelo a dire a Don Rino Chiappa).

Oh, ci sarebbe tanto altro da scrivere, ma avevo promesso di essere sintetica! 

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sbirri e calcio merde

oh, scusate. l'umore è quello che è, ma certe cose devo scriverle. un'inutile aggiunta alla puntuale canea mediatica, ma non mi importa.
in realtà, sembrerebbe che il mio pensiero sia poco condiviso, non ho trovato quasi nessuno che sostenesse un odio uguale per il calcio e per gli sbirri. io sì. mi dispiace, so che molte persone impegnate nel "movimento" si battono anche sul fronte degli stadi, ma mentirei se dicessi di capirle.
mi sembra che calcio e sbirri siano parte integrante di una stessa medaglia. gli uni reprimono, l'altro reprime le menti, reindirizza gli interessi. perchè altrimenti lo stato sarebbe così bendisposto a sacrificare anche i suoi preziosi uomini per difenderlo? perchè gli è altamente funzionale, ecco perchè. il calcio, così com'è oggi, è solo uno degli odiosi risultati, da un lato delle intenzioni lobotomizzanti dello stato sui cervelli degli pseudocittadini e dall'altro il risultato del più becero capitalismo. dove c'è sì chi magari si sbatte, da e prende botte per difendere la propria "fede", ma tanto chi intasca i miliardi di certo non è lui. anzi il tifoso li spende i soldi per la propria squadra, glieli da' di sua sponte, ma tanto chi se li intasca sono i soliti fottuti bastardi che, magari, posseggono anche la fabbrica nella quale si spacca la schiena durante la settimana. e se agli ultras interessasse proprio sconfiggere lo stato, beh, avrebbero tanti altri modi che macellarsi davanti e dentro uno stadio (sì, perchè, alla fine è un caso che questa volta sia finito nella mischia uno sbirro, l'obiettivo, di solito, è attaccare la squadra avversaria). detto questo, sono ben lontana dal pensare anche solo una parola di dispiacere per il servo morto. certo, è un peccato che tanta energia venga così malamente utilizzata, che si arrivi anche ad uccidere in nome di una squadra di calcio e non per la propria vita, la propria libertà o, piuttosto, per rivendicare i propri diritti. la digos che tanto amo ha anche tra i suoi compiti quello di sorvegliare gli ultras, come potrei parlarne bene? i celerini, non so se siano gli stessi, ma sempre quella divisa di merda hanno addosso e sempre per l'ordine statale si immolano (o uccidono, quando gli riesce!). mi fanno, al solito, schifo i chili di retorica patriottica, i quintali di rimpianti per un onesto lavoratore morto sul lavoro. e dire che di gente che perde la vita sul lavoro se ne conta a migliaia l'anno, ma non riesce a conquistare le prime pagine di un giornale nemmeno messa tutta insieme. un cantiere, una cava,una fabbrica, un campo sono troppo onesti per meritare qualcosa che sia più del dolore dei conoscenti ed una misera pensione dell'INPS. fanno male a troppa poca gente per essere lodati. e sono molto meno una scelta e molto più una necessità di quanto possa essere l'inchinarsi a ricevere ordini hegeliani. certo, è difficile, quando sei il commissario di una sezione di celerini immaginarti che la tua morte sia dovuta ad uno dei tuoi nemici, a quelli a cui, invece, non pregusti l'ora di lanciare lacrimogeni cancerogeni, di investire con un defender, prendere a manganellate fino a far sopraggiungere l'arresto respiratorio, far partire un proiettile per sbaglio, o anche solo fermare senza motivi per ore al freddo o dentro un cellulare. in effetti, non ti aspetti di venire punito, tu, tu che come poliziotto sai che se anche ci sono delle prove a tuo carico è probabile che spariscano, perchè tanto sono in questura, come le molotov scomparse a genova. beh, per una volta si è rigirato il coltello ed il manico non era dalla vostra parte. il motivo per cui ciò è avvenuto mi schifa (la tifoseria del catania, tra l'altro, è di estrema destra), il calcio è merda, e penso pure che nemmeno fosse intenzionale, ma veder ribaltata la situazione ogni tanto sicuramente non mi fa levare la mia felpa serigrafata ACAB. Continue reading


CIPÌ *prima puntata*

No, il povero Mario Lodi non c'entra nulla con questa brutta storia. Ciò di cui voglio parlare tratta pur sempre di un "libro", ma forse uno dei più odiosi che esistano. Anche l'autore del resto, è ben lontano dalle mie simpatie.
Il volume in questione, pur essendo sovente abbreviato con le lettere che danno nome al passerotto (C.P.), si chiama Codice Penale.
L'edizione in mio possesso è una seconda mano dell'81 e, senza fare pubblicità al Dott. Commentatore, vorrei citare alcune caratteristiche che mi hanno subito colpito. La prima cosa che mi è saltata all'occhio è…un'A cerchiata!
Sconvolta dal fatto che un codice penale fosse contrassegnato da tale simbolo, ho guardato con più attenzione: naturalmente non si trattava di ciò che mi è sembrato di vedere ma di questo:
Ovvero una A inserita in una G (il simbolo dell'Editore). A questo punto sono rimaste due considerazioni da fare: la scritta e la data.
Se il mio latino non mi inganna, il ribrezzo mi porta alla piloerezione: "multa paucis" dovrebbe significare qualcosa come "molte cose a pochi"!
E già qui…poi dicevo, mi preoccupa il riferimento temporale: 1931, la bella data riportata sotto la falsa a cerchiata, corrisponde in pieno al REGIME FASCISTA, mentre 1981 a quella che molti credono la libera democrazia. Sarà un'impressione, ma credere che uno stato con leggi fasciste non sia più tale viene difficile, ma forse è inevitabile che le leggi per la loro essenza siano dotate di questa connotazione.
Apro il libro, salto la descrizione del giurisdicese introduttivo e trovo conferma maggiore dei miei timori a pagina 30: "Regio Decreto 19 ottobre 1930 n. 1398. Approvazione del testo definitivo del codice penale (con attuazione del 1°luglio 1931)". Una bella scoperta: l'italia è una Repubblica democratica fondata sul fascismo!. Giornata della Memoria introdotta per muovere le corde emotive, ricordare la Shoa come si può sovvenire al nostro primo incidente, ma far ben attenzione a dimenticare che i pilastri su cui questo stato si fonda sono i diretti responsabili di quell'orrore.
Dimenticare che se oggi si vuol confondere la differenza tra antisemitismo ed antisionismo (non che mi interessi la formazione di uno stato in Palestina in quanto nazione, ma il vedere trucidato chi lotta per la propria terra mi inschifa comunque).
Ma non c'è bisogno di scavare nella torbidissima acqua del 1969 dove fascisti eversivi stavano per venire a galla per vedere la persistenza con cui questa erba strangolatrice e infestante si arrampica (nel senso di pianta rampicante profondamente legata ed immancabilmente invischiante al suo ospite) allo stato: basta leggere il codice penale! Perfino secondo Furio Colombo è da esso che si possono comprendere i caratteri di una nazione. Sarà forse chiaro (e se non lo è lo diventa) che non sono una giurista, non sono una studiosa di diritto, ne', tantomeno, una donna di legge. E anche nel campo dell'antropologia, in cui mi destreggio meglio, non ho mai studiato l'antropologia giuridica. Sono soltanto una persona che, secondo l'art. 3 di questo stesso codice, ne è obbligata: "la legge italiana obbliga tutti coloro che cittadini o stranieri, si trovano nel territorio dello stato".
E a questo punto mi sorgono innumerevoli dubbi.
Che ti nasca un figlio può o può non essere una scelta, può essere uno sbaglio, una distrazione, una sfiga, una volontaria omissione, una ricerca ardua, un trattamento medico. Ma nascere no, quello non si decide. Quindi, mi chiedo, perchè dovrei riconoscere lo stato? Non ho deciso di trovarmi io sul suo territorio, sotto la sua giurisdizione. Non dovrebbe essere una mia scelta? Anche Hobbes che sicuramente di stati se ne intende e in modo piuttosto deciso sostiene che la formazione dello stato sia una patto per evitare l'homo hominis lupus. Ma un patto tra chi? Nasco e trovo già pronte le leggi che non devo trasgredire. Ma questa democrazia voltariana non sarebbe cosa di tutti, amministrabile da ognuno? Perchè devo sottostare alle leggi di qualche coglione fascista? Mi dicono che se non mi va bene ho solo da andare, aria, smammare. Peccato poi che la storia e tutti coloro i quali l'hann decisa, ha fatto sì che di stati/nazioni e statinazione più o meno radicati ne sia pieno il mondo. QUindi? Non rimane che cambiare, cambiamento che non può passare per le medesime leggi, mi sembra ovvio. Parto dal presupposto di non riconoscere qualcosa ed agisco in suo nome. Anche la logica classica sta facendo le piroette nella tomba. Bene, non resta che distruggere allora o non riconoscere e proseguire per la propria strada. Sfoglio queste pagine ingiallite rabrividendo un po', e da dan, finito l'elenco raccapricciante di tutte le restrizioni possibili ed immaginabili alla libertà individuale, appare "Libro II- Dei delitti in particolare" e uno si aspetta che centralmente appaiano i delitti peggiori che mi vengono in mente, quelli contro le persone, contro l'individuo. No, forse è naturale e la mia era solo ingenuità, ma i delitti peggiori sono quelli contro "la personalità dello stato"!
L'art. 241 dovrebbe colpire la Lega che, invece, becera e fascista nel suo razzismo xenofobo, è stata addirittura al governo.
L'art 247 "favoreggiamento bellico" mi stupisce che non sia stato affibiato a chi sostiene la resistenza irachena.
Il 253 mi stuzzica, devo dirlo, "distruzione o sabotaggio di opere militari"; "disfattismo politico" è anche bello e tutto sto "nemico" che pervade gli articoli ha un retrogusto mussoliniano ben evidente. E che dire del 269 "attività antinazionali del cittadino all'estero" (vado in Francia a dire l'Italia è una merda e dovrei farmi almeno cinque anni di galera!".
Il 270 è tristemente famoso, con i suoi bis, tris e quater che nell'81 ancora non esistevano.
*continua nn appena ho voglia di battere al pc i miei appunti su carta* Continue reading


AUTORITÀ E STATO MEGLIO DEL TAV?

è novembre ed, in effetti sì, fa ancora caldo. ma di scioperi e manifestazioni non se ne sono viste troppe, con un governo di sinistra è difficile mobilitare i votanti a riversarsi contro la loro scelta. anche se non si è dimostrata buona. e l'altra settimana i sindacati, se da un lato hanno firmato l'accordo con il governo, dall'altro sono scesi in piazza, per far sfogare i lavoratori contro ciò che loro stessi hanno contribuito a creare. oggi, invece, lo sciopero è stato indetto dalle cosidette "rappresentanze di base", cubisti, usi, ait e cobas e vi hanno aderito anche diversi comitati notav che ritenevano una truffa il fatto che i soldi del TFR venissero destinati dall'INPS alle grandi opere, anzichè alle tasche di chi ha lavorato per produrli.
non sto a disquisire sul fatto che per gli anarchici lo stato non ci dovrebbe essere e quindi nemmeno l'INPS o il TFR, ma a maggior ragione ancora, si lotta contro le imposizioni che sicuramente passano dalla costruzione inutile e nefasta delle grandi opere del progresso.
anche per questo, credo, mi ritrovassi in piazza *** sta mattina, in una tipica giornata d'autunno ***ese, con la prima nebbia in periferia e il grigio imperante tra i viali della città.
dietro l'unico striscione nero del corteo, sqatters ***, senza la u. Tav Fatto Rubando, ***, ma questo è un altro discorso.


è vero che a venaus l'anno scorso si sono visti momenti di vera autorganizzazione, di autentica lotta dal basso, di dura azione diretta, di condivisione senza denaro etc, etc. è vero. ed è stato bello. forse differenze ce ne sono sempre state, ma si è cercato di non trasformarle in incompatibilità, si era, forse erroneamente, creduto che gli obiettivi di fondo, benchè espressi diversamente, fossero abbastanza simili. ma non è così. perchè di differenze ce ne sono e forse troppe. e non parlo per sensazioni pregiudiziali. no, no, quelle sarebbe possibile superarle alla luce dei fatti. lo scetticismo nei confronti delle signore ben vestite e dei vecchietti può essere facilmente oltrepassato quando questi montano una barricata contro la polizia, fischiandogli contro. ma diviene triste realizzazione di un presentimento, quando accadono scene come quelle di oggi. scene che davvero mostrano tutta la disillusione necessaria. stiamo camminando lungo corso ***, più o meno, qualcuno, presa una bomboletta spray, scrive qualcosa che deve suonare come "Lo stato uccide No Tav (A)" sulla porta secondaria di una banca. prima ancora che riesca a finire, due o tre agguerriti notav urlano quasi invocando l'intervento poliziesco. vietato scrivere sui muri. e, a maggior ragione, vietato scrivere notav. c'è chi vuole applicare il copyright sul marchio notav, esige l'utilizzo esclusivo, per un movimento "pacifico, democratico, nonviolento", manco poi una scritta su un muro fosse una molotov. e poi aggiunge, quando la discussione si intensifica, "o fate come diciamo noi, o ve ne uscite", vero esempio di frase antiautoritaria. lo schifo continua quando, in prossimità di un incrocio, si urla contro un fruttivendolo che passa in mezzo al corteo trasportando cassette e si chiamano gli sbirri a sanzionarlo. vero esempio di autorganizzazione. se senza stato ne' imposizioni autoritarie la popolazione decidesse di voler costruire il tav, magari non per il progresso capitalistico e nefasto, ma per un'autentica necessità e nel rispetto di chi sulla terra ci vive, (cosa che, tra l'altro, non è), sinceramente a me il tav starebbe benissimo, non avrei nulla in contrario. non è contro il tav che lotto, è contro tutte le nocività sostenute e sostenenti un sistema che mi schifa, è contro i metodi, è contro lo stato, è contro l'autorità. se quindi, nella lotta notav questi elementi vengono meno, sinceramente non capisco più il senso di proseguirla.

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