Category Archives: malessere alcolico

l’alcol non disinfetta…

avevo quasi elaborato l'idea di eliminare questa categoria, il mio corpo attraversa cicli e fasi e, se ci sono momenti in cui cinque bicchieri mi rimangono ad appesantire la testa per ventiquattr'ore, ve ne sono altri in cui posso permettermi i mix e gli abusi più sfrenati senza patirne troppo.
eppure, dicevo, mi ritrovo ugualmente a confezionare post da relegare in questa sezione molto baudelairesca, o , forse solo terribilmente triste.
a dir la verità, però, dovrei fare una piccola correzione al nome: malessere alcolico (degli altri).
l'utilizzo di sostanze psicotrope e psicoattive in generale, penso abbia sempre accompagnato l'uomo, naturalmente in forme ed usi diversi, magari veicolate da riti millenari o da stupide leggi proibizioniste. l'alcol è un prodotto culturale, forse inscindibile dalla cultura della nostra terra. penso che la parola "droga" debba essere rivista e studiata attentamente, mi fa ridere porre come limite della pericolosità la legalità. normalmente non amo svarionare troppo e difficilmente ricorro a sostanze da psiconauti, ma
ciò non vuol dire, affatto, che veda questo mondo  colorato dalle tinte fosche e cupe di legislatori di uno stato mammone che nemmeno sanno ciò di cui stanno parlando.
soprattutto penso che non siano le sostanze, ciò contro cui occorra scagliarsi. penso che occorra scavare un po' di più, dar la possibilità di rendersi consapevoli di ciò che si sta facendo, di assaporare ogni goccio, grammo o cos'altro di ciò che si sta assumendo. censurare siti come psicoattivo, al di la del fatto che io odi la censura in se', ennesimo tentacolo di uno stato etico, non può che portare lontano dall'obiettivo. i motivi che possono invogliare ad alterare il proprio stato mentale sono i più svariati, e svariate sono le coincidenze che possono portare a scegliere una sostanza piuttosto che un'altra. non sto dicendo che la tossicodipendenza non esista, non sto parlando di questo, non mi riferisco a processi chimici, parlo della necessità della consapevolezza. dal bisogno immediato di abbattere questo tabu, di eliminare l'ipocrisia che pervade l'argomento. non sto neanche negando la presenza di fattori sociali o culturali che possono impedirla, o di ragioni psicologiche che possono condurre al volersi allontanare della realtà. il mio discorso non è questo, penso che individuare le reali ragioni che muovono tutte le nostre azioni sia difficile e complesso se non lo si vuol fare applicando stupidi stereotipi moralisti. penso invece che occorra prendersi gli strumenti per capire cosa si sta facendo, per poterlo apprezzare maggiormente e, per non farsi schiavizzare da una sostanza. non che ciò sia forse possibile laddove sopraggiungono elementi chimici, ma sicuramente anche il fattore psicologico non gioca un ruolo secondario. e poi se decido, cazzi miei, l'importante è che abbia avuto gli strumenti adatti per capire verso cosa andavo incontro. ma non un'informazione distorta e fasulla, che indica in uno spinello il male e mostra qualsiasi altra sostanza come l'anticamera della tomba, una distorsione che salva solo l'alcol perchè culturalmente accettato in una terra dove da secoli se ne fa uso.
anche il cibo, le emozioni, l'attività fisica agiscono sulla psiche modificandone a livello chimico gli equilibri, la lucidità può essere offuscata da fattori che hanno ben poco a che fare con l'assunzione di stupefacenti. eppure, se gli psicofarmaci vengono abbondantemente prescritti e somministrati (anche laddove sono il braccio forte dell'inquadramento obbligato, si veda anche solo il caso del Ritalin) le sostanze che si decide automamente di assumere devono essere per principio negate. magari è vero, non se ne ha la competenza per stabilire gli effetti, ma chi la possiede? gran parte dei medici viaggia nella nebbia per quanto riguarda questo panorama e le poche risorse in circolazione vengono ostacolate con ogni mezzo possibile.
conoscere ciò che si sta per fare, per essere consapevoli e, soprattutto, per non lasciarsi piegare da nessuno e niente, credo sia il primo punto, quello fondamentale.
detto questo, buon trip a tutti.

ps: stavo dicendo, malessere alcolico degli altri. eh, già, mi sono ritrovata a trascorrere sabato notte in ospedale, accanto ad un corpo che non rispondeva ad alcuno stimolo, che non reagiva a nulla, sbiancato con le pupille fisse e dilatate, con i cuore rallentato.
me la immaginavo, in effetti, quella cortina spessa che lo divideva dalla realtà, che non gli permetteva di sentire le voci, così distanti dall'universo ovattato in cui si ritrovava rinchiuso e di recepire gli stimoli, che anastetizzava, piacevolmente, il dolore, fossero anche schiaffi e punture. sì, mio fratello è stato trovato nel giardino di una festa a cui si era imbucato, a terra che vomitava e non reagiva. incoscienza mediata da litri di alcol e da un'alcolemia che degenera nell'encelopatia acuta. e subito ad accusare chi, ad un party per i diciott'anni aveva portato birre ed alcolici, chi aveva permesso che li bevessero. non è questo il problema, il fatto è che in questa società basata così tanto sulla delega, si è così poco abituati a pensare che le nostre azioni hanno effetti e siamo noi che possiamo determinarle. è la consapevolezza di noi stessi che manca, è la libertà dell'individuo. non è togliendola che si impara a gestirla, è avendola che si può regolare. sarei la prima, anzi sono stata la prima, a portare alcol e altro abusivamente, laddove non erano permessi e so che non è il divieto legale che ti invoglia a ragionare, a regolarti. è, invece, l'apertura di tutte le possibilità che mi invita a pormi al centro e a pensare con la mia testa a cosa sto facendo. Continue reading


nausea di coccodrillo

 

i numeri galleggianti di un tachimetro verdastro, unica luce su una strada illuminata da una luna annebbiata
ormai è abitudine. esperienze già vissute che ritornano, ma che sembrano quasi essere ogni volta delle immagini indite. un film che varia nei particolari, ma resta immutato nella trama, eppure, chaque fois, acquista una dose maggiore di piacere, perchè il tuo ruolo si avvicina sempre più a quello della protagonista. la comparsa-tappezzeria della prima puntata sta lottando contro se stessa per staccarsi dal muro ed entrare nel gioco, e, strano ma vero, ce la sta facendo.***. di cose assurde ne capitano, neanche fosse una pellicola surrealista. ma la vita non è un film, una metafora non rappresenta direttamente la realtà. è molto più e molto meno di cosa ci si aspetta, contemporaneamente. e mi chiedo perchè qualche volta, non potrei, in una cucina fumosa dai muri in cui improbabili animali, ritagliati nell'intonaco, ti scrutano, chiudere gli occhi e fermarle un po' più sulle mie, quelle labbra. ma è meglio così e me ne esco in una notte fredda, in cui le luci ondeggiano.

 

 

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