Monthly Archives: January 2007

CIPÌ *prima puntata*

No, il povero Mario Lodi non c'entra nulla con questa brutta storia. Ciò di cui voglio parlare tratta pur sempre di un "libro", ma forse uno dei più odiosi che esistano. Anche l'autore del resto, è ben lontano dalle mie simpatie.
Il volume in questione, pur essendo sovente abbreviato con le lettere che danno nome al passerotto (C.P.), si chiama Codice Penale.
L'edizione in mio possesso è una seconda mano dell'81 e, senza fare pubblicità al Dott. Commentatore, vorrei citare alcune caratteristiche che mi hanno subito colpito. La prima cosa che mi è saltata all'occhio è…un'A cerchiata!
Sconvolta dal fatto che un codice penale fosse contrassegnato da tale simbolo, ho guardato con più attenzione: naturalmente non si trattava di ciò che mi è sembrato di vedere ma di questo:
Ovvero una A inserita in una G (il simbolo dell'Editore). A questo punto sono rimaste due considerazioni da fare: la scritta e la data.
Se il mio latino non mi inganna, il ribrezzo mi porta alla piloerezione: "multa paucis" dovrebbe significare qualcosa come "molte cose a pochi"!
E già qui…poi dicevo, mi preoccupa il riferimento temporale: 1931, la bella data riportata sotto la falsa a cerchiata, corrisponde in pieno al REGIME FASCISTA, mentre 1981 a quella che molti credono la libera democrazia. Sarà un'impressione, ma credere che uno stato con leggi fasciste non sia più tale viene difficile, ma forse è inevitabile che le leggi per la loro essenza siano dotate di questa connotazione.
Apro il libro, salto la descrizione del giurisdicese introduttivo e trovo conferma maggiore dei miei timori a pagina 30: "Regio Decreto 19 ottobre 1930 n. 1398. Approvazione del testo definitivo del codice penale (con attuazione del 1°luglio 1931)". Una bella scoperta: l'italia è una Repubblica democratica fondata sul fascismo!. Giornata della Memoria introdotta per muovere le corde emotive, ricordare la Shoa come si può sovvenire al nostro primo incidente, ma far ben attenzione a dimenticare che i pilastri su cui questo stato si fonda sono i diretti responsabili di quell'orrore.
Dimenticare che se oggi si vuol confondere la differenza tra antisemitismo ed antisionismo (non che mi interessi la formazione di uno stato in Palestina in quanto nazione, ma il vedere trucidato chi lotta per la propria terra mi inschifa comunque).
Ma non c'è bisogno di scavare nella torbidissima acqua del 1969 dove fascisti eversivi stavano per venire a galla per vedere la persistenza con cui questa erba strangolatrice e infestante si arrampica (nel senso di pianta rampicante profondamente legata ed immancabilmente invischiante al suo ospite) allo stato: basta leggere il codice penale! Perfino secondo Furio Colombo è da esso che si possono comprendere i caratteri di una nazione. Sarà forse chiaro (e se non lo è lo diventa) che non sono una giurista, non sono una studiosa di diritto, ne', tantomeno, una donna di legge. E anche nel campo dell'antropologia, in cui mi destreggio meglio, non ho mai studiato l'antropologia giuridica. Sono soltanto una persona che, secondo l'art. 3 di questo stesso codice, ne è obbligata: "la legge italiana obbliga tutti coloro che cittadini o stranieri, si trovano nel territorio dello stato".
E a questo punto mi sorgono innumerevoli dubbi.
Che ti nasca un figlio può o può non essere una scelta, può essere uno sbaglio, una distrazione, una sfiga, una volontaria omissione, una ricerca ardua, un trattamento medico. Ma nascere no, quello non si decide. Quindi, mi chiedo, perchè dovrei riconoscere lo stato? Non ho deciso di trovarmi io sul suo territorio, sotto la sua giurisdizione. Non dovrebbe essere una mia scelta? Anche Hobbes che sicuramente di stati se ne intende e in modo piuttosto deciso sostiene che la formazione dello stato sia una patto per evitare l'homo hominis lupus. Ma un patto tra chi? Nasco e trovo già pronte le leggi che non devo trasgredire. Ma questa democrazia voltariana non sarebbe cosa di tutti, amministrabile da ognuno? Perchè devo sottostare alle leggi di qualche coglione fascista? Mi dicono che se non mi va bene ho solo da andare, aria, smammare. Peccato poi che la storia e tutti coloro i quali l'hann decisa, ha fatto sì che di stati/nazioni e statinazione più o meno radicati ne sia pieno il mondo. QUindi? Non rimane che cambiare, cambiamento che non può passare per le medesime leggi, mi sembra ovvio. Parto dal presupposto di non riconoscere qualcosa ed agisco in suo nome. Anche la logica classica sta facendo le piroette nella tomba. Bene, non resta che distruggere allora o non riconoscere e proseguire per la propria strada. Sfoglio queste pagine ingiallite rabrividendo un po', e da dan, finito l'elenco raccapricciante di tutte le restrizioni possibili ed immaginabili alla libertà individuale, appare "Libro II- Dei delitti in particolare" e uno si aspetta che centralmente appaiano i delitti peggiori che mi vengono in mente, quelli contro le persone, contro l'individuo. No, forse è naturale e la mia era solo ingenuità, ma i delitti peggiori sono quelli contro "la personalità dello stato"!
L'art. 241 dovrebbe colpire la Lega che, invece, becera e fascista nel suo razzismo xenofobo, è stata addirittura al governo.
L'art 247 "favoreggiamento bellico" mi stupisce che non sia stato affibiato a chi sostiene la resistenza irachena.
Il 253 mi stuzzica, devo dirlo, "distruzione o sabotaggio di opere militari"; "disfattismo politico" è anche bello e tutto sto "nemico" che pervade gli articoli ha un retrogusto mussoliniano ben evidente. E che dire del 269 "attività antinazionali del cittadino all'estero" (vado in Francia a dire l'Italia è una merda e dovrei farmi almeno cinque anni di galera!".
Il 270 è tristemente famoso, con i suoi bis, tris e quater che nell'81 ancora non esistevano.
*continua nn appena ho voglia di battere al pc i miei appunti su carta* Continue reading


l’alcol non disinfetta…

avevo quasi elaborato l'idea di eliminare questa categoria, il mio corpo attraversa cicli e fasi e, se ci sono momenti in cui cinque bicchieri mi rimangono ad appesantire la testa per ventiquattr'ore, ve ne sono altri in cui posso permettermi i mix e gli abusi più sfrenati senza patirne troppo.
eppure, dicevo, mi ritrovo ugualmente a confezionare post da relegare in questa sezione molto baudelairesca, o , forse solo terribilmente triste.
a dir la verità, però, dovrei fare una piccola correzione al nome: malessere alcolico (degli altri).
l'utilizzo di sostanze psicotrope e psicoattive in generale, penso abbia sempre accompagnato l'uomo, naturalmente in forme ed usi diversi, magari veicolate da riti millenari o da stupide leggi proibizioniste. l'alcol è un prodotto culturale, forse inscindibile dalla cultura della nostra terra. penso che la parola "droga" debba essere rivista e studiata attentamente, mi fa ridere porre come limite della pericolosità la legalità. normalmente non amo svarionare troppo e difficilmente ricorro a sostanze da psiconauti, ma
ciò non vuol dire, affatto, che veda questo mondo  colorato dalle tinte fosche e cupe di legislatori di uno stato mammone che nemmeno sanno ciò di cui stanno parlando.
soprattutto penso che non siano le sostanze, ciò contro cui occorra scagliarsi. penso che occorra scavare un po' di più, dar la possibilità di rendersi consapevoli di ciò che si sta facendo, di assaporare ogni goccio, grammo o cos'altro di ciò che si sta assumendo. censurare siti come psicoattivo, al di la del fatto che io odi la censura in se', ennesimo tentacolo di uno stato etico, non può che portare lontano dall'obiettivo. i motivi che possono invogliare ad alterare il proprio stato mentale sono i più svariati, e svariate sono le coincidenze che possono portare a scegliere una sostanza piuttosto che un'altra. non sto dicendo che la tossicodipendenza non esista, non sto parlando di questo, non mi riferisco a processi chimici, parlo della necessità della consapevolezza. dal bisogno immediato di abbattere questo tabu, di eliminare l'ipocrisia che pervade l'argomento. non sto neanche negando la presenza di fattori sociali o culturali che possono impedirla, o di ragioni psicologiche che possono condurre al volersi allontanare della realtà. il mio discorso non è questo, penso che individuare le reali ragioni che muovono tutte le nostre azioni sia difficile e complesso se non lo si vuol fare applicando stupidi stereotipi moralisti. penso invece che occorra prendersi gli strumenti per capire cosa si sta facendo, per poterlo apprezzare maggiormente e, per non farsi schiavizzare da una sostanza. non che ciò sia forse possibile laddove sopraggiungono elementi chimici, ma sicuramente anche il fattore psicologico non gioca un ruolo secondario. e poi se decido, cazzi miei, l'importante è che abbia avuto gli strumenti adatti per capire verso cosa andavo incontro. ma non un'informazione distorta e fasulla, che indica in uno spinello il male e mostra qualsiasi altra sostanza come l'anticamera della tomba, una distorsione che salva solo l'alcol perchè culturalmente accettato in una terra dove da secoli se ne fa uso.
anche il cibo, le emozioni, l'attività fisica agiscono sulla psiche modificandone a livello chimico gli equilibri, la lucidità può essere offuscata da fattori che hanno ben poco a che fare con l'assunzione di stupefacenti. eppure, se gli psicofarmaci vengono abbondantemente prescritti e somministrati (anche laddove sono il braccio forte dell'inquadramento obbligato, si veda anche solo il caso del Ritalin) le sostanze che si decide automamente di assumere devono essere per principio negate. magari è vero, non se ne ha la competenza per stabilire gli effetti, ma chi la possiede? gran parte dei medici viaggia nella nebbia per quanto riguarda questo panorama e le poche risorse in circolazione vengono ostacolate con ogni mezzo possibile.
conoscere ciò che si sta per fare, per essere consapevoli e, soprattutto, per non lasciarsi piegare da nessuno e niente, credo sia il primo punto, quello fondamentale.
detto questo, buon trip a tutti.

ps: stavo dicendo, malessere alcolico degli altri. eh, già, mi sono ritrovata a trascorrere sabato notte in ospedale, accanto ad un corpo che non rispondeva ad alcuno stimolo, che non reagiva a nulla, sbiancato con le pupille fisse e dilatate, con i cuore rallentato.
me la immaginavo, in effetti, quella cortina spessa che lo divideva dalla realtà, che non gli permetteva di sentire le voci, così distanti dall'universo ovattato in cui si ritrovava rinchiuso e di recepire gli stimoli, che anastetizzava, piacevolmente, il dolore, fossero anche schiaffi e punture. sì, mio fratello è stato trovato nel giardino di una festa a cui si era imbucato, a terra che vomitava e non reagiva. incoscienza mediata da litri di alcol e da un'alcolemia che degenera nell'encelopatia acuta. e subito ad accusare chi, ad un party per i diciott'anni aveva portato birre ed alcolici, chi aveva permesso che li bevessero. non è questo il problema, il fatto è che in questa società basata così tanto sulla delega, si è così poco abituati a pensare che le nostre azioni hanno effetti e siamo noi che possiamo determinarle. è la consapevolezza di noi stessi che manca, è la libertà dell'individuo. non è togliendola che si impara a gestirla, è avendola che si può regolare. sarei la prima, anzi sono stata la prima, a portare alcol e altro abusivamente, laddove non erano permessi e so che non è il divieto legale che ti invoglia a ragionare, a regolarti. è, invece, l'apertura di tutte le possibilità che mi invita a pormi al centro e a pensare con la mia testa a cosa sto facendo. Continue reading


autoproduzioni

caselli nella nebbia di cinquecento chilometri di pianura padana. trasferta per due giorni di autoproduzioni, tra squat che assomigliano a csa ti manca la bellavita e ti fa ridere il barista che chiede se le birre che sporgo siano da mettere da parte, go vegan imperante, con maiali da compagnia che grugniscono il mattino ed api che vengono barbaramente uccise, mangiando pane e salsiccia. divisione dei mondi anche a casa d'altri, con madri che parlano di abitazioni "regolari", offrono thè ed invitano a rivitalizzare tenute di collina, condite di ripetizioni e messe.
gli occhi aperti nella metro scintillante, incrociare volti conosciuti su percorsi estranei. il bello della casualità imprevedibile, un barolo da venti euro, un brunello da trenta ed un furgone che si ferma ad una barriera di péage, senza nottolino per le chiavi d'accensione. paris combo a tagliare la nebbia dell'autostrada dritta, verso lo sconosciuto improvvisato. un sacco a pelo dentro una roulotte, accanto ad una stufetta spenta, ma una pasta ai pomodorini secchi ti fa sentire a "casa" se mangiata dopo le tre di pomeriggio.
riflessioni sul mondo che forse mai verrà, sulla "realtà liberata" di poi, pensando a quella in cui si vive, tra lotte e compromessi. ed il tempo che si dilata, lunedì è lontano anche se è oggi, odore di gas nelle narici e freddo che è caldo. una scadenza per il diciasette che non mi fa sorridere, una tesina di merda da consegnare, peccato prima sia da battere su questi tasti che ora è così semplice accompagnare. conoscere, capire, aprirsi, scoprire, viaggiare, stare insieme.
ops, mi sono scordata di dormire! Continue reading


amara proprietà

ipoglicemia risolta con pagine alla melassa, romanzetti in tipico stile zuccheroso ed assai insipido, perchè Welsh, Ammaniti, Tawfik e Bukowski sono troppo geniali per una mente persa dietro ai bacetti ed alle happy ends, che non sa spiegarsi perchè si alza canticchiando la vie en rose in un mondo di barbe-à-papa.
che poi sia uno scudo contro l'inquietudine precaria è evidente, questo volersi avvicinare le ciglia e lasciarsi andare con le palpebre chiuse rispetto a buio che c'è fuori. non sono i nemici ben evidenti a farmi paura, è il subdolo che non so come affrontare, è quando senti di gente che si ammala e muore giorno dopo giorno, senza che nessuno possa fare nulla ed anche le pasticche che gli hai prescritto non sono servite a niente. paranoia per vivere in una casa troppo grossa, con la consapevolezza di non aver fatto niente per meritarmela e complessarmi perchè darei ragione a chiunque volesse entrare per rubarci qualcosa, anche se ho paura. una paura colpevole, senza le false sicurezze di leggi assassine che permetterebbro anche di uccidere chi varca la soglia alla ricerca di un pezzo di pane a cui, sicuramente, non ha meno diritto di me. eppure, mi trovo a sbarrare il cancello e svegliarmi di soprassalto la notte. perchè uno spazio occupato lo difenderei con le unghie e con i denti, ma la proprietà privata proprio non ce la faccio, non riesco a capire il perchè debba essere "mia". quasi cadessi nel trip di ritrovarmi davanti agli occhi qualcuno che conosco e chiederci reciprocamente "e tu che ci fai qui?".
non ho lottato per queste mura, non ho mai mosso un dito e mi sembra evidente che non riesca a sentirle mie, a pensarle in mio possesso, solo un'odiosa proprietà che, per ora, non mi appartiene neanche.
su un materasso unto e bucato, dentro un sacco a pelo, sotto una a cerchiata nera ed arancione, non ho mai avuto problemi ad addormentarmi, anche sentendo il vento che scuoteva i rami e le porte. mi trovo disarmata, ma non voglio sentirmi incoerente.
ma non annego per quello nello sciroppo di glucosio, è che, le contraddizioni mi lasciano spazio per immaginarmi vicino a qualcuno che per qualche giorno ancora è lontano da qui, due settimane non mi sono mai sembrate così lunghe, ed è per esorcizzare il timore che quelle migliaia di chilometri vengano sostituite da una ventina, senza che cambi nulla che cerco false sicurezze in libretti da quattro soldi e sorrido davanti a Wanda the Fish che mi predice, in un'ubuntu incriccata, love affairs in arrivo. so che nulla dipende dai bytes impazziti di una linux zoppicante, ma mi sembra tutto così poco razionale… Continue reading