nausea di coccodrillo

 

i numeri galleggianti di un tachimetro verdastro, unica luce su una strada illuminata da una luna annebbiata
ormai è abitudine. esperienze già vissute che ritornano, ma che sembrano quasi essere ogni volta delle immagini indite. un film che varia nei particolari, ma resta immutato nella trama, eppure, chaque fois, acquista una dose maggiore di piacere, perchè il tuo ruolo si avvicina sempre più a quello della protagonista. la comparsa-tappezzeria della prima puntata sta lottando contro se stessa per staccarsi dal muro ed entrare nel gioco, e, strano ma vero, ce la sta facendo.***. di cose assurde ne capitano, neanche fosse una pellicola surrealista. ma la vita non è un film, una metafora non rappresenta direttamente la realtà. è molto più e molto meno di cosa ci si aspetta, contemporaneamente. e mi chiedo perchè qualche volta, non potrei, in una cucina fumosa dai muri in cui improbabili animali, ritagliati nell'intonaco, ti scrutano, chiudere gli occhi e fermarle un po' più sulle mie, quelle labbra. ma è meglio così e me ne esco in una notte fredda, in cui le luci ondeggiano.

 

 


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