martedì 5 dicembre 2006
domenica
luce soffusa di un calore tenue
intrigo di oggetti sparsi senza criterio
le foglie si raggrinziscono, chiuse su se stesse senza colore
un ronzio inspiegabile continua imperterrito
e il tempo scorre poco fluido, viscoso e delicato alcuni attimi
le luminarie per le strade scaldano al freddo di tradizioni vuote e commerciali, ma fanno compagnia lungo la linea continua dei fossi.
forse sto capendo quale può essere il mio nido
dove ti senti al caldo anche quando fa freddo, dove sorridi e guardi neglio occhi, dove la pelle sembra soffice come spuma
ma è troppo lontano da qui.
forse ho scavato un abisso, giorno dopo giorno, rendendo incurabile un semplice taglietto. ed è per questo che è difficile parlare con chi, con un misto di orgoglio e piacere, è rimasta cinquant’anni sotto la stessa pezza di cielo.
e si stupisce della tua wanderung e della sehnsucht, che poi stando lontani da reminescenze scolastiche, vuol semplicemente essere quell’irrequietezza di chi è alla ricerca dell’orizzonte. ma, se devo essere proprio sincera, ho ben poco di romantico, le passioni metafisiche non mi sfiorano ed è tanto pragmatica scontentezza per ciò che sto vivendo ora, quanto, altrettanto sovente, soddisfazione, perchè non credo nell’utopia, miro alla realtà.
e non so se ridere sguaiatamente o piangere di rancore a sentire alcune raccomandazioni, che dimostrano in pieno come il tuo interlocutore non abbia capito nulla di te. peccato sia mia madre.
intrigo di oggetti sparsi senza criterio
le foglie si raggrinziscono, chiuse su se stesse senza colore
un ronzio inspiegabile continua imperterrito
e il tempo scorre poco fluido, viscoso e delicato alcuni attimi
le luminarie per le strade scaldano al freddo di tradizioni vuote e commerciali, ma fanno compagnia lungo la linea continua dei fossi.
forse sto capendo quale può essere il mio nido
dove ti senti al caldo anche quando fa freddo, dove sorridi e guardi neglio occhi, dove la pelle sembra soffice come spuma
ma è troppo lontano da qui.
forse ho scavato un abisso, giorno dopo giorno, rendendo incurabile un semplice taglietto. ed è per questo che è difficile parlare con chi, con un misto di orgoglio e piacere, è rimasta cinquant’anni sotto la stessa pezza di cielo.
e si stupisce della tua wanderung e della sehnsucht, che poi stando lontani da reminescenze scolastiche, vuol semplicemente essere quell’irrequietezza di chi è alla ricerca dell’orizzonte. ma, se devo essere proprio sincera, ho ben poco di romantico, le passioni metafisiche non mi sfiorano ed è tanto pragmatica scontentezza per ciò che sto vivendo ora, quanto, altrettanto sovente, soddisfazione, perchè non credo nell’utopia, miro alla realtà.
e non so se ridere sguaiatamente o piangere di rancore a sentire alcune raccomandazioni, che dimostrano in pieno come il tuo interlocutore non abbia capito nulla di te. peccato sia mia madre.
:: on air :: bellicosi il mondo all’ingiù
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