envie: quiero, quiero, ¿que quiero?

uscendo da lavoro, mi trovo a camminare sulla provinciale e mi fermo a raccogliere la sagoma di una foglia che brilla di un rosso vivo controluce. ma, nonappena ce l'ho fra le mani, s'ingrigisce perdendo il colore che mi aveva attratta. eppure, continuo a saltellare felice, guardando i fili verdi del grano che spuntano dal terreno, un po' come peli pubici da depilare. ma non è colpa mia se sono ancora un po' fatta e mi sono risvegliata su un materasso dentro un sacco a pelo. ma quando sono tornata ieri è stato già tanto esser riuscita a srotolarlo, sicuramente non ce l'avrei fatta a cercare le lenzuola pulite.
ho gli ormoni imbrigliati a doppio filo dai neuroni ed ho fatto ciò che non avrei mai creduto. o forse, sì, ho sempre lamentato un'eccesso di razionalità nei momenti sbagliati. eppure, eppure, avrei voluto lasciarmi andare. ne avevo tremendamente voglia. la forzatura è stato l'autoconvicer(ci) per il no e per una volta l'alcol non mi ha aiutato a tapparmi le orecchie ed a non sentire la coscienza che urla di guardarmi intorno prima di muovere un passo. uh, perchè?
voglia che cola, lenta e tortuosa come liquido viscoso. dalle sensazioni amplificate per le erbe di stagione, fumate e respirate fino all'ultimo sorso. la testa vola, ma il corpo non la segue, anche se paradossalmente è lui a volersi imbrigliare con un altro. c'è un abisso tra sesso e amore, e lo so fin troppo bene, ma non posso imporre la distinzione a chi ha la fortuna di vederli uniti. ahh. sorrido amaramente ed immagino nel soffice universo virtuale delle sostanza psicotrope ciò che avrebbe potuto essere. e anche ora, senza mediazione chimica, bramo rodendo.


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