buio fresco a coprire il grigio umido di un lento pomeriggio
fatto di thè e racconti, senza il whiskey
tranquillità crepuscolare, di piccole cose di cui, per una volta, ci si convince di accontentarsi
al fuoco di una stufa ultrasessantenaria, pulita a mezzogiorno, con le mani nere, ridendo di marypoppins e lo spazzacamin
e la polvere in una carretta, assai simile a quella delle macerie, non fosse che la carriola è più leggera
ma le differenze scavano abissi ed è facile accorgersene, non sono solo i chilometri ad abbattere i ponti, è qualcosa di più. perchè forse sono io a non sapere cosa voglio. ma mi sembra così lontano da un universo fittizio di lustrini luccicanti fondamentalmente eleganti. ho ancora tempo per scegliere, volendo, di tornare indietro. ma per ora proseguo avanti, è più difficile, paradossalmente. perchè rotella di un ingranaggio corrotto non voglio esserne parte, tra i compromessi che si è costretti a firmare non voglio vi sia anche quello. perchè non sarebbe una mediazione, sarebbe una sconfitta. perchè l'alternativa al truzzame represso che il sabato sera si riversa in un bowling di periferia non è la superiorità ostentata camminando su tacchi pronunciando qualche parola in corretto francese. e forse, non si tratta di contrapposizioni, forse sono solo sfaccettature differenti di chi si trova ad un livello diverso. ma quello che voglio dire è che non cerco ne' una posizione alta ne' bassa, la voglio proprio fuori, dopo che è crollata la torre ed è stato ribaltato il tavolo, tanto per parafrasare uno stantio slogan sessantottino.
eppure, il manicheismo è una lente troppo facile da applicare, non è sempre così utile posterizzare le immagini del futuro con thegimp. qualche sfumatura in più è necessaria per capire meglio, forse, o è solo un alibi dietro a cui nascondersi per non farsi problemi e vivere felici.
e non mi resta che concludere citando Bonnot, "rimpianti tanti ma nessun rimorso" (anche se so com'è andata a finire).