mattino d’argento sotto le gocce di un temporale incessante che abbaglia le notti di fulmini e piumini intrisi di sudore. mi risveglio da un sogno che ho sentito solcare la mia pelle e le palle dei miei occhi, come se fosse vero. ma è meno sfacciato il contrasto di ossa calde imbottite d’amore e muscoli accanto piuttosto che il credere di piquer du zen mentre non riesco ad aprire le palpebre al suono della sveglia. i miei neuroni addormentati sognano d’un morfeo chimico, come se potesse l’ovatta calda farmi nuotare sino alla riva. e davanti ai fiumi in piena ingozzati d’acqu

e fangose, resto ferma, credendo di assemblare assi e chiodi per costruirmi una barca. ed è difficile per ora capire se ammasso inutili brindelli d’immondizia o davvero creo un trampolino verso un raggio di sole.