Le catene arrugginite infondono speranza e disillusione. È facile palpare il loro immanente sbriciolarsi sotto la pioggia battente delle ore e dei minuti, ma nell’attesa del sole dell’avvenire, restano avvinghiate, fredde e abrasive, a tenerci ancorati ad un molo che non c’è più. Stillicidi di lacrime irrorano le mie mattine, dall’altra stanza, un malessere non poi così lontano, se sapessi far affiorare alla superficie i miei pensieri perché ci si possa specchiarci dentro. e invece, approfitto di ogni attimo ancora per allontanarmi e non pensare. mi rifugio in altri problemi, lungo i pendii dolci delle colline e il margine sfumato dell’umidità all’orizzonte, su tappeti di lobi arrossati di foglie cadute, sui sentieri di biancospino e castagni, alla ricerca, non più fruttuosa, di quello che desideri trovare. colori vaghi e persone che scaldano, anche senza saper irradiare abbastanza tepore per riscaldarmi. Dovere che allontano con i piedi tesi e le braccia allungate, ma che rosica, in un angolo dolente, le mie intenzioni e desideri.
Ma quando le guardi con attenzione, quelle catene che fasciano la testa, ti rendi conto che sono in acciaio galvanizzato.
peccato, ci servirà il flessibile.
foto di ~StrigoiMort http://strigoimort.deviantart.com/