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universi paralleli

i tratti bianchi del bordo strada impressi nella retina, colline che si inaspriscono diventando monti, tornanti e pini illuminati dai fari, punto di fuga dell’orange di una galleria che sembra un cauchemare di neon che si susseguono; ma non sono i paracarri che si avvicendano ed i pannelli che cambiano colore a farmi sentire lontana. perché mi aspettano un letto ed un pastis, anche qui. il cielo é solo più omogeneo nel suo incessante grigiore e se attraverso la città in bicicletta non ci sono côtes, ma la pioggia non cessa. senza paradossi ne truismi, è una ventina di chilometri a farmi immergere in uno spazio in cui il tempo é relativo (come ci fosse un luogo dove non lo è), dove ritrovo congelati quei sentimenti che speravo di aver abbandonato partendo con uno zaino sulle spalle. perché in fondo so che dovrei essere io a sbarazzarmene, smettendo di preferire mentire ad evitare di ferire con la realtà.

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