parkinson di un tachimetro a farmi compagnia in una nebbia lattigginosa, attanagliata dalle luci soffuse di lampioni nelle gocce sospese
no, una riga di coca proprio no. cazzo; quello sì. troppa voglia repressa sotto troppi metri di falsa consapevolezza. ahhh. anche la lingua ad attorcigliare senza problemi qualsivoglia. ma forse non è il caso di annegare nell'illusione o nei ricordi, benchè essi, affogati nell'alcool, siano concretamente veri. gas azzurro sotto un caffè, rumore assordante di un foglio
due sagome nere che mi torturano, facendomi trasudare desiderio in abbondanza. e, come la vecchia stufa della cucina, porto inciso in una targhetta di metallo arrugginito "ardo ma non consumo".