in una notte senza domani, mi sorprendo a scorgere Orione. da una finestra che infrange la superficie liscia della tranquillità, l’ambivalenza della mia testa brilla nelle stelle. la costellazione che dovrebbe proteggere il mio amore radicato negli anni illumina una stella tatuata su una natica recentemente denudata. non basta chiudere le imposte per non vedere la luce del giorno che filtra dopo una notte scorsa nell’effervescenza della novità. non basta nascondere i raggi che arrossano le nuvole all’alba per fermare le lancette del tempo che avanza.
una corrente impellente mi attraversa da cima a fondo. bisogna forse accettare di ferire pur di non farsi del male ? so cosa voglio, ma sento cosa provo senza deciderlo. lo scintillio notturno di lunghe ciglia nere mi offusca la vista. non distinguo ne’ ombre ne’ luci, mi perdo nel ghiaccio della pescheria, come se fossi un’alice che sguazza nel polistirolo. mi ritrovo immersa in sensazioni lontane dal razionale.
che differenza c’è tra un caldo amore, rassicurante speranza contro l’angoscia, che scivola tranquillo come une serata d’inverno e una fresca mattinata d’estate dalla dolce effimera sgangheratezza?
so bene che della seconda finirei per stancarmi ben prima che guariscano i denti doloranti, ma nel frattempo non ho nemmeno la scelta di non vedere il suo nome scritto ovunque. mi appare davanti senza metafore, eppure so che c’erano giorni in cui non ci avevo fatto nemmeno caso.
“ma sembra così importante per te”, un eco gelato mi riempele orecchie. non so se lo sia, anche se mi sembra fondamentale non soffocare le mie voglie passeggere.