
foto mia, licenza cc-by-nc-nd
il peso del mare me lo porto appresso. La Mannoia mi aveva avvertito, viaggiare vuol anche dire tornare. andare per lasciarsi alle spalle, anche fosse per sparuti secondi, rompicapi che non si annientano solo accantonandoli. nasce forse allora la speranza che gli scogli a spezzare l’orizzonte fungano da inauditi trampolini.
ma per potersi tuffare occorre saper valutare la traiettoria ed equipaggiarsi della giusta dose d’avventatezza e coraggio. a volte, ci si ferisce i piedi nell’arrampicarsi senza difese sulle rocce e, arrivati in cima, si rischia di dar retta solamente al sangue che gocciola.
Macchie di licheni ambrati a ravvivare la pietra su cui scivolo senza schizzi ne’ clamore, riuscendo perfino a raddrizzarmi all’ultimo.
Aspetto di smettere di lasciarmi portare dal vento, mentre la tramontana spazza le guance dalle gocce salate. non so più se siano lacrime o schizzi d’oceano…