rido e sorrido incredula. mi sento andare a cento all’ora, scoppiettare stupita dal benessere in cui crogiolo. ovvio, non è stato l’intreccio di lingue tra la gente, nelle luci iridate e nelle insistenti percussioni elettroniche, né il ritrovarsi su un’auto con il cielo che si schiarisce o in una casa di pietra e il sole che si nasconde tra i castagni. e non sono stati neppure i ruggiti e le scosse ad avermi fatto invertire la rotta nella scatola cranica. mi scanso dalla direzione ostinata che mi fionda contro un muro, mi tolgo dal percorso che porta dentro a un baratro nero. non so perché, non so come. Era forse Hemingway, o il film Prozac Nation, a dire che la depressione viene “poco per volta, lentamente, e poi, repentina, all’improvviso”. E mentre il primo soccombe ai mali che lo infestano, la protagonista del secondo riesce a stravolgere la citazione, adattandola all’avvento, altrettanto inaspettato, di un leggero benessere. essere su di giri non è forse sintomo di tranquilla serenità, ma sono contenta. chissà per quanto, dove come e perché. ma questo non resta che scoprirlo…
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