avrei voglia di crollare come un castello di carte senza pensare, lasciandomi trasportare dalla pesantezza delle palpebre. ma mi roteano nella testa mille voglie e pensieri che mi legano a doppio filo ad una penna. mi riecheggia in testa “ma come fare quando ho voglia di me defoncer?”. domanda a cui non c’è risposta se non il soccombere all’alterazione delle sinapsi. e checché ne dica un’assistente sociale con cui mi ritrovo a condividere birre e noia, non vedo differenza nell’uso e nella dipendenza, abusi spinti dal motore della voglia effimera o reale, ma presenza costante. e forse è questione di gestirla e viverci insieme per un istante o cronicamente, cambiano gli intervalli, non la sostanza.
come potrei convincere a non cedere se io nemmeno vedo cessioni o concessioni, ma solo un dondolio precario che potrebbe pure farmi volare verso l’alto. ma non sono scema e saprei che mi aspetta, come in ogni altalena, uno scivolo verso il basso da raddrizzare chiudendo gli occhi o nel far subentrare altre molecole in una scia infinita.
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