e se respiro
e riempio d’aria i polmoni,
non mi fermo a scriverlo
ci vorrebbero troppa punteggiatura e troppo inchiostro per star dietro al vivido riempirsi dei bronchi.
tratti bianchi sull’asfalto nell’attesa lasciano spazio al mare d’alghe e di vento, di dita inanellate e denti d’oro, un bicchiere di rosso in un bar e un cigno in mezzo al lago. sotto il lunotto posteriore senza coperte per appannarlo, alla guida momentanea di un om601, le ciliege sulla strada, le telefonate nel dehor di un bar dietro ai manifesti notav.
un’aula afosa riempita di sapere e un traguardo che si sposta, stuzzichini colorati e calici di plastica hanno poco da spartire con un palco di luci e strumenti, lasciarmi andare spossata ai suoni ininterrotti, mani in pasta dietro un forno, un grammo a quattro dietro una roulotte, frenesia di vecchie amiche che non hanno smesso di alzare il pollice. e nuove facce accanto per non smettere mai di andare. il tempo dilatato dallo schiarirsi improvviso delle nuvole tra le parole, senza paura di assassinare con lo sguardo le occhiate di spregio e porci maiali. una giornata improvvisamente a venti attorno un tavolo di plastica, la bocca impastata e la testa che scoppia. una notte nuova in un furgone in cui non ho mai dormito, giorni che scorrono con ore più veloci delle note di TheEx sotto un tendone rosso e giallo.