giovedì 29 marzo 2007
denti limpidi
ma sorride e mi fa il solletico
ho tanta voglia di riiniziare e proseguire
e siamo terribilmente umani, anche se squatter e anarchici, o forse proprio per quello
voglia di un abbraccio, e nessun desiderio per un posto ai limiti della società, perchè è il caso di uscirne,
strafogandosi nel saumon fumé accompagnato da sorbetto al limone innaffiato da wodka russa
e un omino che cerca un attaccapanni mi fa sorridere, anche se lo vorrei veder andarsene per lasciarmi sola con suo figlio
e appuntamenti fissi non hanno nulla a che fare con la monotonia di una quotidianità piatta, forse perchè non c’è mai nulla di uguale
sono contenta, ma un po’ d’incompletezza mi si è spalmata addosso…
mercoledì 28 marzo 2007
pioggia e luce
uno sguardo, una parola, lo sfiorarsi
bastano per far rinascere l’illusione
nell’aria limpida lavata dalle gocce di pioggia non mi resta che attendere le aquile che ritornino a mangiarsela
perchè l’avevo accantonata insieme alla gelosia ed ad un preservativo intatto nella tasca anteriore della borsa
ma rileggo le pagine buie di un anno fa, quando sorridevo per ciò che ora mi lascerebbe indifferente e non avrei saputo pensare a ciò che ora mi fa ridere
ma la primavera è ancora le foglie verde acido sotto lo scroscio della pioggia, i piedi nelle pozzanghere ed i primi ricordi di uno squat caldo
ma anche un papavero, per la pazzia delle stagioni
paris combo orchestra i viali grigi che scorrono oltre i finestrini di un bus placido, in moto appena due ore dopo mezzogiorno
il vento fa ballare i rami al suono della musica che mi isola dai clacson e dalle frenate sull’asfalto
e mi accoccolo nella fresca fragranza di pulito appiccicata alle mie narici e a sensazioni che latitano per comparirmi in flash di ore trascorse
sarà il gusto di una canna impastata alla mia saliva quando mi sveglio a mantenere intatti i miei sensi
sabato 24 marzo 2007
telefonata
è difficile sognare da svegli, ma forse sono sempre rimasta addormentata
o più semplicemente mi chiedo se sul copione della mia vita ci abbia messo mano Ionesco
qualche spruzzatina qua e la di assurdo ogni tanto mi coglie impreparata
il sonno leggero della mattina alle sette viene infranto dalla suoneria del mio cellulare
non mi fossi addormentata presto ieri neanche avrei capito che si trattava di trilli autentici e non di un telefono immaginario
incredibilemente riesco ad appoggiare i piedi perterra e ad afferrare il cellulare
+3366NNNNNN
francia? avranno sbagliato numero, mi è già successo
“allo radduebbia?”
“proonto??”
allo?
pronto
pRonto?
allo?
allo chi?
c’est Jimi,tu te rappelle?
eh? ouais, je rappelle, mais c’est tot, j’comprends pas
j sort de la discotheque et je me suis dit, j’ai du credit, j’vai l’appler
quand tu viens a nice?
eh?
e la conversazione continua, dicendomi che aveva voglia di vedermi, che gli sarebbe piaciuto rincontrarmi…
“t’as envie de faire de betises? -on fait tousjour de betises”
che piuttosto veniva lui a torino, che se ho il ragazzo non importa, “on se cache”
guardo mia sorella che si sta preparando per la scuola scuotendo la testa incredula
voce calda che sicuramente non avrei saputo riconoscere e se devo essere sincera lo ricordo, sì ma non così bene da saperlo individuare in mezzo alla folla
rifiutare proposte di sesso mi lascia sempre un po’ scocciata
“t’as pas envie de venir chez moi? si tu vien à nice j’ai un appartement”
ma ho come l’impressione che sia qualcosa di simile all’MDMA a spingerle, in questo caso
o almeno, lo spero, altrimenti ho la sensazione che dovrò ricredermi sull’inesistenza della malattia mentale
perchè sentirsi chiamare a otto mesi da una storia estiva (alle sette di mattina, per giunta!) pare davvero surreale, o, più che altro, senza senso, assurdamente sconclusionato. facce ed altri dettagli anatomici nascosti in una cartella remota, che già nel momento attuale suonavano falsi, figuriamoci nell’elaborazione dei ricordi.
mi convinco sempre più dell’esistenza di cose che io non posso capire.
martedì 20 marzo 2007
sono un elefante su un filo di una ragnatela*
immancabilmente riconoscibile noto il quadrato argentato dai bordi seghettati
e li vicino carta igienica ad appallottolare i resti ancora caldi della passione
naturalmente cattolica, perchè l’ipocrisia si spreca
o forse è solo l’invidia ad inacidire le mie parole
perchè io mi devo accontentare di auto, bagni, divani e tende, troppi ormoni e troppo poco romanticismo
e non avere poi neanche tutta la sicurezza che la stessa lingua capace di accarezzarmi al posto del detergente intimo mi rivolga il giorno dopo la parola
e forse non avrei mai condotto nessuno tra queste mura che odio, ma so che se non l’ho fatto è solo perchè non ce n’è stata l’occasione
perchè la stabilità di una relazione inizio davvero a chiedermi se non dipenda da me
e non riesco mai a capire se e dove sbaglio, ma so che deve essere così per forza, perchè non sono ancora riuscita ad abituarmi ad uno stesso cazzo.
in realtà, non so perchè ci soffra, eppure vedere anche quelle che erano le bimbe più sfigate avvicinarsi alla mia formica per farsi segnare l’amica yasmin un po’ mi scuote
non rifuggo come qualcuno dalla stabilità di un rapporto, ci fosse l’accetterei ben volentieri, ma troppo spesso, qualunque cosa sia accaduta prima, magari anche più volte, illudendomi di una ricorsività così calda e piacevole, mi ritrovo a picchiettare i tasti da sola, notando che l’unico a tenermi al caldo sul mio letto è un piumone spelacchiato.
è inutile negare la mia tristezza per la mia disillusione, il mio ostinarmi a giocare a carte con le possibilità, anche se so fin troppo bene che io non mi sarei infilata una mano nelle mutande, settimana dopo settimana sempre più giù.
cammino sul selciato dissestato di una periferia posta paradossalmente al centro, le arance schiacciate e la frutta marcia a terra, porto a spasso borse di naylon come cagnolini, noncurante dei buchi nelle scarpe e degli strappi dei pantaloni. e sono sola come a constatare quella stretta fisica strangolarmi lo stomaco, dopo due vodke tirate giù alla goccia, due bicchieri di vodkalemon ghiacciato scorrermi nel giro di qualche secondo lungo l’esofago. e anche se rispondo, falsamente non curante, di non essere per nulla nervosa, in realtà stritolerei anche una lametta ce l’avessi tra le dita. mi ritrovo tra gli stessi colori di quella stanza che solo un mese prima era così calda ed ora mi sembra avvolta nel filo spinato. e mi chiedo cosa avrei potuto fare di diverso se non, come ho fatto, di godere di ogni istante, senza chiedermi cosa mi avrebbe aspettato dopo. rimpianti tanti ma nessun rimorso,e forse questa volta non ho nemmeno da rimpiangere nulla, ho fatto tutto quello che ho potuto e sono felice di tutto ciò che ho fatto. ma non mi basta, vorrei sentirmi dire parole non dette, ma non dovrebbe essere la mia bocca a pronunciarle.
*ps: la cosa non è per nulla interessante
domenica 18 marzo 2007
ortiche e cicoria
teleschermo dei presentimenti realizza in anticipo le scene del vero
e questa volta nemmeno una lacrima, perchè, crollato una volta il castello di aria ed illusioni, non può più venir giù
e cerco i fiori tra le macerie, perchè so che ci sono
ostento indifferenza ma il piloro stringe, l’alcool trangugiato troppo velocemente, misto al gelo dei miei sentimenti, reagisce in un acido sorprendentemente amaro che si fa sentire in passi solitari sull’asfalto
ed anche la luna si è nascosta dietro qualche foglia di ortica, tappi e sassi contro cui scalciare un astio che non ha motivo di essere, se non in quegli ormoni che mi percorrono bollenti le vene, messi in circolo da un cuore assai irrazionale
pancardcor melodico mi scorre sulle orecchie, scalfendo solo di striscio la mia voglia di urlare. perchè non è rabbia, è amarezza. è aver voglia di vomitare, sentendosi la bile sulla lingua, catalogna sulle papille gustative ed in mezzo ai neuroni. ed è strano che in mezzo a saggi di etnolinguistica non mi accorga che morfologicamente amaro ed amare sembrano fratelli
mi scotto raccogliendo un’ortica e bevendo il succo del tarassaco che trae in inganno dal giallo così invitante del suo fiore.
venerdì 16 marzo 2007
mese
troppi codici fiscali truccati dalle mie sviste
e la data…sì che giorno è?
160307, sorrido e non riesco proprio a ricordarmi un venerdì di un mese fa china sullo stesso tavolino, con un po’ di adrenalina in più per comunicare i miei progetti
avrei pensato che i numeri non me li sarei ricordati, ma vedermeli davanti mi fa increspare le labbra
cosa c’è di diverso? un cielo più limpido, un’aria ancora più calda, i finestrini che non si appannano ed i pruni di via stradella fioriti a coprire la delta, esattamente come me li ricordavo due anni fa
qualche pesco e le forstizie gialle e l’erba accecantemente verde
e voglia di riiniziare con baci e qualcosa che avvicini di più nella notte, coordinare i ritmi dei respiri sempre più ravvicinati ed ansimanti
voglia che rimane appesa al filo dell’incertezza a fremere nella sua realizzazione lontana
giovedì 15 marzo 2007
erasmo
è paradossale, ma so che è uno scalino che devo salire, perchè solo dopo averlo passato, da un po’ più in alto, posso provare a decidermi
ho compilato la domanda per l’erasmus, destinazione F-MARSEIL01
un po’ di tensione l’ho avuta nel cliccare il pulsante “avanti” ed anche se mi è sembrato come dare l’ok per formattare il mio hd ed installarci linux, ho ben presente la differenza…perchè questa volta, il sistema operativo con cui sto giocando si chiama mia vita ed il kernel è vivo e pulsante, praticamente impossibile da ricompilare
faccio in fretta a disilludermi sui quei capelli neri ora ridotti di qualche centimetro e su quella lingua che mi ha mentito dicendomi di saper cucinare, ma mi prendo troppo tempo per decidere di attuare i miei desideri di vita ingarbugliati. questa volta ho avuto lampeggiante una scadenza ad obbligarmi, di quelle odiosamente burocratiche, fatte di spazi obbligatori da compilare con numeri e codicilli.
in realtà, non ho mai capito cosa voglio, nella fretta del decidere non ho mai guardato più lontano di quanto la mia passione del momento mi facesse andare e forse è l’unica cosa che non mi posso rimproverare