con|gè|rie
s.f.inv.
ammasso disordinato di cose eterogenee: una c. di oggetti, di libri | pluralità disorganica: una c. di sentimenti
Vent’anni di elucubrazioni incazzate
Perché il personale è politico, la vita una lotta e la lotta vita
“congerie” è una parola di cui ignoravo il significato fino a poco prima di occupare questo spazio virtuale; per caso, ripetutamente, avevo trovato questo termine e, cercandolo incuriosita sul vocabolario, avevo scoperto che questa definizione mi rispecchiava e rifletteva anche ciò che scrivevo.
L’ho scritto vent’anni fa ma lo sottoscrivo ancora. “Congerie è l’amore per il kaos, per il dis-ordine contrapposto all’ordine coatto e imperante, per chi e per cosa è al di fuori da questa società grigia, triturante, soffocante e assassina nella sua indifferenza. l’entropia vista come meccanismo naturale e inevitabile che sconquassa il potere, i poteri di chi vuole usare l’autorità per imporsi e togliere la libertà che è insita in ogni persona. Pluralità disorganica che avversa le gerarchie, le spiana, le abbatte, ma combatte anche l’omologazione.
Ma questo non vuole, e non può, essere un blog di notizie militanti.
Anche se l’azione “politica” ha senso in quanto profondamente insita e intrecciata nel nostro vissuto quotidiano, incorporato dai soprusi vissuti e le risposte collettive. L’azione politica non è una stanza a parte in cui recarmi in momenti altri rispetto alla vita.
E non scelgo di dover lottare per vivere, anche se immelmata nelle mie pozzanghere emozionali. Non è facile spogliarsi illustrando pubblicamente i danni intimi di capitalismo, sessismo e tutti gli annessi e connessi contro cui combattere.
Je suis à bout, abîmée, nomade et sans remède, inchiodata invece su una seggiola traballante e il sedile di un furgone scassato, sputo astio dai tasti.
Disillusa, ma con, troppa, tanta voglia che tutto cambi contro la consapevolezza che troppo spesso sia perché nulla muti.
Ma credo sia fondamentale per non alienarsi a credere di essere gl* unic* a vivere il dolore doloso di sistemi assassini.
Che poi qualcuno riesca davvero a specchiarsi in questi i miei appunti spesso troppo criptici è tutta un’altra storia. Ma la lotta è collettiva ed è spartendo anche paranoie ed elucubrazioni (che altrimenti sarebbero o egocentrismi instagrammabili o patologizzazioni psichiatrizzanti) che ci si accorge di condividere le stesse condizioni, di patire di quasi gli stessi mali causati dalle stesse oppressioni.
E, nella noia dei racconti ufficiali e di prodotti mediatici che cercano di raccontare con sempre più falsa oggettività la realtà, sento il bisogno di colorare la verità attraverso le mie lenti.
E, spesso, amo maggiormente dipingere le mie sensazioni, tratteggiare le emozioni, lontana dall’asfissia delle regole sintattiche. Distante anni luce da articoli ben strutturati a scopo propagandistico, il caos si riflette anche sull’accozzaglia di frasi che normalmente compongono un post, senza pretesa di artisticità che non sia il ricordarmi ciò che stavo vivendo in quell’istante.
Tutto il contenuto è CC NC-BY-SA.
Se volete contattarmi la mail sarebbe congerie AT oziosi PUNTO org — ma purtroppo ho perso la password [e/o il servizio non è più attivo, va a sapere]. Lasciate un commento che è già un onore (nemici a parte, ovvio).